Gli
Unearthly Trance avevano già incrociato la mia strada con il precedente "Electrocution", un disco che già all'epoca della sua uscita mi aveva colpito per la sua forza espressiva così cupa. Ero quindi molto curioso di ascoltare questo nuovo
"V", quinto lavoro in studio per la band americana, che devo dire ha superato se stessa: il nuovo nato in casa Unearthly Trance suona ancora più disperato ed angosciante del suo predecessore, e si rivela una miscela stordente ed estraniante di stoner, doom, psichedelia e qualche spunto drone che trova maggiore efficacia in canzoni come l'opener "Unveiled", "Solar Eye", "The Horsemen Arrive In The Night", "Submerged Metropolis" o le due "Adversaries Mask", tanto per citare dei nomi. Un'aura malevola e disturbante avvolge l'ascoltatore per i 60 minuti del disco, evocando visioni distorte ben rappresentate dallo scream disumano di Ryan Lipynsky, che pure è in grado di suonare maggiormente epica, come appunto accade nella già citata "Adversaries Mask 1".
Ritmi lenti, ossessivi, pesantemente ridondanti (in senso positivo, sia chiaro) stanno alle fondamenta di "V" e su cui gli Unearthly Trance costruiscono una cattedrale sonora imponente, in grado di incutere timore nell'ascoltatore più sprovveduto con il suo suono così massiccio ed opprimente. Se a tutto ciò aggiungiamo una copertina dai tratti piuttosto esoterici, il cerchio si chiude e siamo dinnanzi ad un album ostico che non ci sentiamo di consigliare indiscriminatamente a tutti i nostri lettori.
In conclusione, la band ha superato se stessa e ci consegna un disco leggermente differente dal suo diretto predecessore, ancor più ossessivo e pesante. I deboli di cuore sono avvisati..per tutti gli altri,ecco il disco per far precipitare anche la più soleggiata delle giornate nella disperazione più cupa.
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