I Morgana sono quattro ragazzi di Gubbio che scelgono di estrarre cinque pezzi dal loro album del 2008 cantato in italiano e ripresentarli in lingua inglese, mantenendo anche per questa nuova prova discografica autoprodotta la stessa denominazione del debutto.
Non avendo ascoltato la band in versione “autoctona”, non sono in grado di effettuare delle comparazioni espressive, e limitandomi dunque alla sola valutazione di questo “Allucinazioni auditive (english version Ep – 2010 mix)”, non posso certo caratterizzare i nostri con l’appellativo d’innovatori, confermando anche dal punto di vista musicale l’orientamento suggerito da un monicker decisamente inflazionato.
Il loro hard n’ heavy saldamente ancorato alla “tradizione” del genere, riesce, però, a non farsi (oltremodo) disprezzare in virtù di un gusto melodico/malinconico abbastanza interessante, che dovrebbe probabilmente svincolarsi da certi eccessi di verbosità per apparire ancora più efficace e convincente.
Tecnicamente discreti e bisognosi soltanto di una piccola “taratura” nei registri vocali del pur dignitoso Roberto Bicchieri, i Morgana affidano a questo Ep tutta la loro passione per il rock duro (compresa la sua componente più raffinata e “barocca”) del “passato”, ma non disdegnano nemmeno i recenti “rimaneggiamenti” di tale retaggio (penso ai Muse, per esempio, il cui approccio interpretativo non deve essere del tutto estraneo alle predilezioni artistiche della band umbra), apparendo sufficientemente “freschi” e credibili per un mercato discografico piuttosto ricettivo nei confronti di questo tipo di suono.
Come anticipato, il mio modesto consiglio è di rendere maggiormente “asciutta” e varia la stesura dei brani, che qui partono benino con “Evil eyes”, si perdono nei meandri ridondanti (e vagamente imprecisi!) di “Cancelled reality”, recuperano intensità (ma non ancora un’impeccabile accuratezza esecutiva) nelle pulsazioni (dal fascinoso tocco NWOBHM!) di “Neverendin' creation” e nel dinamismo di “New dimension” e finiscono per smarrire nuovamente la “via maestra” dell’efficienza in “Words from my thoughts”, non “catastrofico” negli effetti complessivi e tuttavia piuttosto lezioso e superficiale.
Registrazione e produzione onorevoli ma lontane dall’eccellenza non contribuiscono in maniera rilevante al risultato finale di un Cd che lambisce solamente la sufficienza e che comunque porta all’attenzione un gruppo con delle qualità, per il momento, però, diluite un po’ troppo nell’affettazione e nella mancanza di “messa a fuoco”.