WOW! E ANCORA WOW!Porca vacca, caro vecchio Rob, ma che razza di dischetto hai tirato fuori?A stento riesco a credere alle mie orecchie... "
Made Of Metal" è l'essenza della
NWOBHM, una gemma di puro, purissimo Heavy Metal come da tanto non si sentiva... sia nella stesura dei brani che nella scelta dei suoni e della produzione.
Halford, ok, è sempre
Halford, ma questa volta si distanzia un poco sia dalle sue ultime produzioni (
e sottolineo che Halford III era una porcheria) che da quelle della band madre, ovvero dei
Judas Priest, che in un modo o nell'altro si sono evoluti sia come ricerca del suono che come concetto di Metal.
"
Halford IV" dunque non è un disco di puro Heavy Metal e basta, ma piuttosto un concentrato di Heavy Metal anni '80, un platter che sembra essere piombato nel 2010 attraverso un salto spazio-temporale... un tributo a quello che lo stesso
Robert John Arthur (in quanti lo sapevano il suo vero nome? - ndr) con i suoi
Judas Priest ha contribuito a creare ed evolvere, insieme a tutte quelle bands che hanno portato - in contemporanea - il vessillo inglese sul trono del fiero Mondo del Metallo, in un'epoca oramai lontana ed irripetibile (vedi i Maiden ed i Saxon, giusto per nominarne un paio da nulla).
Ogni singola traccia è un singolo pezzetto di storia...
Rob reclama - giustamente - la paternità del Power Heavy Metal teutonico dei Running Wild con l'opener "
Undisputed", rimette in riga gli svedesoni Hammerfall con la seguente "
Fire And Ice", strizza l'occhio al passato dei sui stessi Priest prima con "
Made Of Metal" (il cui chorus è talmente pacchiano con quell'effetto oramai vetusto che è per forza metà anni '80... vedi "Turbolover"), poi con "
Speed Of Light" ("Electric Eye") e sforna un inno alla Maiden con "
Like There's No Tomorrow", prima di passare ad un brano country metal che sembra uscito da Lynard Skylard incazzato col mondo o - meglio ancora - da Pride And Glory.
Volete che vada avanti? Spero di no, vorrei evitare di crearvi un mal di stomaco a forza di riferimenti. Vi dico solamente che "
Twenty-Five Years" ha il sapore di una nuova "Beyond The Realms Of Death" e che l'unica, vera songs, in cui il carismatico
Rob usa il suo proverbiale screaming di fondente metallo è nella conclusiva "
The Mower" un mid tempo pestato e ruvido, come a sottolineare il fatto che tutto l'album è un tributo al passato (suo) e che il presente ancora gli appartiene... una bella pisciatina per delimitare il proprio territorio, insomma.
Ragazzi, se amate veramente la
NWOBHM dovete prendere in cosiderazione "
Halford IV"... al giorno d'oggi non potrete trovare di meglio in circolazione per quel che riguarda quel periodo storico, sia come songwriting che come guitar riffing (ottima la coppia degli axe men ed il driven guitar costante), ma anche come produzione (ancora Roy Z risulta sugli scudi).
Sorprendente come pochi. Top top top e anche over.
NB. non mi son soffermato apposta sull'approccio di Halford alle songs... inutile star qui a spendere parole su di lui dal punto di vista puramente vocale. Chi purtroppo non lo conosce non può capire... d'altronde chi non ha mai assaggiato la nutella, non sa cosa si perde.