La
Relapse è un'etichetta di grande qualità che difficilmente delude i propri acquirenti. Seppur fortemente legata alle espressioni più estreme del metal, la prestigiosa label non disdegna affatto incursioni in generi come lo stoner, sludge e via discorrendo, sempre con un occhio di riguardo per la qualità. Capita così che tra il nuovo Dying Fetus e l'ultimo Rotten Sound, il recensore di turno si trovi tra le mani un lavoro come questo
"The Invisible Mountain" degli
Horseback, dietro al cui monicker si cela in realtà il polistrumentista Jenks Miller, e che promette forti emozioni fin dal primo ascolto: il disco infatti è composto da sole quattro tracce che ricalcano le orme di formazioni come Sleep e Om, con un sound che potrebbe essere grossolanamente definito come il crocevia di stoner, sludge, psichedelia e ambient. Ascoltare un brano come "Tryant Symmetry", a cui va la palma per pezzo più bello del disco, per credere. Ampie divagazioni strumentali dal gusto psichedelico di brani come "The Invisible Mountain" e "Invokation" conducono l'ascoltatore in una dimensione parallela dove è facile perdere la cognizione del tempo e rimanere intrappolati nelle spire dei riff ridondanti e circolari di chitarra, accompagnati dal pulsare instancabile del basso. Capitolo a parte rappresenta invece la lunga e conclusiva "Hateclouds Dissolving Into Nothing", il pezzo più intimista e ambient dell'intero disco che si dipana per ben 16 minuti mantenendo un mood etereo e sognante, colpendo per la sua incredibile malinconia di fondo e delicatezza.
Gli
Horseback rappresentano quindi una piacevolissima sopresa che rischia di finire immantinente nella top ten di fine anno, oltre ad essere un gradito diversivo dal solito death e grind. Gli amanti di Sleep, Om e compagnia quindi sono avvisati: lasciare sugli scaffali del vostro negozio di fiduca questo "The Invisible Moutain" sarebbe un delitto!
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