Seguo le gesta dei
Cradle Of Filth dai loro perversi e morbosi esordi... e c'è stato un periodo che qualsiasi loro pubblicazione non riusciva a lasciarmi nemmeno un momento di perplessità, poi all'improvviso sono arrivati Nymphetamine e Thornography, prolisso e spesso vuoto il primo, completamente gratuito e inutile il secondo. Il precedente Godspeed On The Devil's Thunder è riuscito a rimettere un po' di ordine nella carriera dei vampiri inglesi, facendoli tornare a quello che meglio sanno interpretare, ossia un sound ricco di spunti gotico/sinfonici abbinati alla furia del Metal estremo, quello in odore di Black Metal melodico, ma non solo. Ormai lo sanno anche i sassi che racchiudere la musica dei Cradle Of Filth in un unico genere è riduttivo e fin troppo superficiale. Il nuovo album intitolato
Darkly, Darkly, Venus Aversa ci restituisce una band completamente padrona dei propri mezzi, della propria creatività e soprattutto della sua personalità, tornata a risplendere in canzoni come The Cult Of Venus Aversa, Deceiving Eyes, Beyond The Eleventh Hour e potrei continuare più o meno con tutta la tracklist. Il gusto per gli arrangiamenti e le atmosfere horror è tornato a farsi sentire con una certa preponderanza, ma è anche vero che il tutto viene bilanciato e dosato con equilibrio grazie ad una sezione Metal particolarmente aggressiva e corposa, come non si sentiva da anni. Tutto il concept del disco gira intorno a Lilith, figura assai compatibile con l'immaginario dei Cradle Of Filth, e non è un caso se pure la copertina rispecchia un'attitudine che Dani & co. avevano un po' diluito nel tempo. Tornando a parlare di musica va sottolineata la vera artefice di questo gradito ritorno: l'ispirazione, questa sconosciuta. Le melodie sono efficaci e convincenti, il lavoro sulle tastiere e sulle "strutture sinfoniche" non è mai pacchiano o invadente e in brani come il singolo da cui è stato estratto il primo videoclip, Forgive Me Father (I Have Sinned), gli farà fare sicuramente un’ottima figura dal vivo, e non potrebbe essere altrimenti con quel suo mid tempo molto groovy e ficcante. Forse il nocciolo della questione è più semplice di quello che appare: i Cradle Of Filth hanno riscoperto le loro origini, quelle per cui sono diventati famosi e ora hanno deciso di ripresentarsi al top della forma senza doversi per forza andare ad incastrare in sperimentazioni poco riuscite, il tal senso il 95% dei brani contenuti in Thornography dovrebbero essere cancellati o disconosciuti. Ottima anche la produzione con quei suoni "pieni e rotondi". Non siamo ai livelli dei primi quattro/cinque dischi, ma almeno stavolta non è una fatica arrivare fino in fondo.
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