Gli
InnerWish non sono mai stati particolarmente prolifici, pertanto non c'è da stupirsi se tra il precedente "Inner Strength" ed il nuovo "No Turning Back" sono praticamente trascorsi quattro anni. Quello con il loro quarto album è un appuntamento al quale la formazione ellenica si presenta forte della collaborazione con Fredrik Nordström e Mika Jussila, a garanzia della resa sonora delle canzoni.
Ovviamente il resto lo devono mettere gli InnerWish, e da quel che si ascolta dal nuovo album sembra proprio che stavolta siano stati in grado di fare quel salto di qualità che ricordo aver auspicato in occasione dei precedenti dischi.
E la conferma arriva scorrendo la tracklist, avviata da "The Signs of Our Lives", un brano che avrebbero potuto scrivere i Primal Fear e dove si mette subito in evidenza il cantante Babis Alexandropoulos, che dimostra di meritare tutti gli apprezzamenti già rivoltigli in occasione dei passati lavori.
L'energia ammiccante della
helloweniana "Chosen One" o quella più incalzante di "Save Us" e "Lawmaker", il passo epico su cui si snoda "Sirens" e sopratutto una prova convinta e convincente di tutti i musicisti coinvolti, cancellano le perplessità sollevate dal già citato "Inner Strength".
Gli InnerWish sembrano aver finalmente trovato il giusto equilibrio tra le parti più heavy e quelle melodiche (concedendo maggior spazio alle tastiere), bilanciando irruenza ed immediatezza con passaggi ed arrangiamenti più articolati, come peraltro testimoniano l'ottima "Welcome to My World" o la
kamelotiana "Kingdom of Our Prime".
Quando si stava già per darli per dispersi, gli InnerWish si sono invece ripresentati in grande forma e con un gran bel disco.
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