Fiore all'occhiello della Rise Above, gli
Electric Wizard non hanno certo bisogno di presentazioni di sorta per gli amanti dello stoner/sludge/doom, visto e considerato che si tratta di uno dei nomi di culto nel proprio ambito. Abbandonate già da tempo le sonorità monolitiche ed allucinate di album come "Dopethrone" e "Come My Fanatics..", Jus Oborn e compari ripropongono con questo nuovo
"Black Masses" un sound molto vicino al precedente "Witchcult Today", una sorta di stoner psichedelico ed acido intriso di rimandi ai Seventies (basta sfogliare il malevolo booklet o ammirare la copertina per capirlo) ed infarcito di ossesioni necroporno prese in prestito dai film della peggiore risma, miste ad un occultismo che puzza di zolfo lontano un miglio. Si parte bene con "Black Masses", sospinta da un ritornello orecchiabile perfetto per esaltare la folla dal vivo, con il suo stoner/doom energico e carico, dove è sempre la voce stridula di Oborn a rendere riconoscibilissimo il trademark del Mago. "Venus In Furs" si rivela uno dei brani meglio riusciti del lotto, come già l'anteprima "scappata" sulla rete aveva lasciato intuire, sempre a cavallo tra tentazioni Seventies e un gusto psichedelico a renderla così stralunata. Su "Nightchild" i ritmi si fanno più doomeggianti, cadenzati ed oscuri, mentre con "Patterns Of Evil", altro highlight del platter, pare di sentire i Sabbath più cupi di "Masters Of Reality". Psichedelia, doom e sludge si fondono con maestria in "Satyr IX", quasi andando ad omaggiare i trascorsi più monolitici e possenti degli Electric Wizard. "Turn Off Your Mind" è un altro brano acidissimo in cui è la voce di Oborn a svettare tra il gorviglio di riff seventies e fottutamente sabbathiani, mentre con "Serpentcult" (da brividi) il disco raggiunge un'altra punta, prima che "Crypt Of Drugula", sinistra e plumbea come il titolo che porta richiederebbe, chiuda il disco nella maniera migliore possibile, con un brano strumentale dalle tinte horrorifiche.
Come sempre quando si tratta degli Electric Wizard, "Black Masses" è un disco che deve essere ascoltato più e più volte prima di poter essere assimilato a dovere, e fortunatamente possiamo dire che la band, nonostante i dichiarati ed inevitabili abusi di sostanze stupefacenti, abbia confezionato un buon album. Non sarà il nuovo "Dopethrone" ma vi assicuro che "Black Masses" saprà rapirvi ed estraniarvi dal mondo con estrema facilità.
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