Sebbene lo abbiano autointitolato, questo non è l'esordio discografico per i
Seven Kingdoms, dato che nel 2007 avevano già realizzato, per quanto in regime di autoproduzione, l'album "Brothers Of The Night".
Non credo comunque di sbagliare nell'andarlo ad inquadrare come un nuovo inizio per questa giovane formazione statunitense, dato che si tratta della prima prova per Sabrina Valentie, subentrata al precedente cantante, e membro fondatore, Bryan Edwards.
Ci troviamo pertanto alle prese con una Power Metal band con voce femminile, una combinazione ormai più che sfruttata che, perlomeno in questa occasione, ottiene discreti risultati.
A dispetto da quanto può far pensare l'introduttiva "Prelude", la componente sinfonica è appena accennata e con un misurato impiego delle tastiere, così il taglio metallico ha sempre il predominio ed anche Sabrina Valentine mostra un approccio piuttosto Heavy, andando ad evitare tentazioni liriche. Su "The Ones Who Breath the Flame" e "Eyes to the North" incappiamo addirittura in insistiti passaggi vocali in growl, ad opera del bassista Miles Neff (da poco uscito dal gruppo), con risultati riconducibili a certe cose dei Nightwish (…et similia), mentre "Thunder of the Hammer" rimanda sfacciatamente (pure nel titolo!) agli Hammerfall. Sono tuttavia altri i brani consigliabili: le veloci "Open the Gates" (in odore dei primi Dark Moor) e "Into The Darkness", dove, oltre alla buona performance di Sabrina, si segnala anche quella della coppia di chitarristi, Camden Cruz e Kevin Byrd. I Seven Kingdoms non se la cavano niente male nemmeno nella triste ballad pianistica "A Murder Never Dead" e nella lunga e conclusiva titletrack, una canzone spiccatamente Heavy & Speed (direi alla Iced Earth) dove come guest troviamo l'ex cantante di Crimson Glory e Leash Law, Wade Black.
Non resta da dire che la copertina è la
solita cover fantasy e lamentarsi di come la resa sonora risulti un po' ovattata, e questo
suona davvero strano dato che l'album è stato registrato niente meno che ai Morrisound Studios sotto la supervisione di Jim Morris.
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