Dopo il buon ritorno di "
Polaris" del 2009 che aveva finalmente lasciato alle spalle il periodo più nero degli
Stratovarius, alla luce di due album assai deludenti come gli "
Elements" part I e II ed il pessimo omonimo "
Stratovarius", che di fatto aveva sancito la fine del rapporto tra Tolkki ed il resto della band, con ridicole trovate degne del peggior gossip italico, la band dell'ormai mastermind
Jens Johansson sferra un importante colpo di coda con il nuovo "
Elysium", un album che riprende i punti di forza del disco precedente esaltandoli e che lima via le imperferzioni ed i difetti che avevano inficiato oltremodo il risultato finale.
Beh, non c'è dubbio che l'ingresso in formazione di
Matias Kupiainen abbia portato nuova e giovane linfa di cui gli Stratovarius avevano estremo bisogno; "Elysium" è un album incredibilmente maturo e bilanciato, che trova i suoi momenti migliori in mid-tempos cadenzati ed epici che calzano a perfezione con le tematiche scelte per un album molto cupo, denso di tristezza ed intriso di emozioni negative ed angoscianti; inutile dire che tutto questo richiama decisamente un grande album del passato come "
Destiny", a cui questo "Elysium" strizza decisamente l'occhio.
Certo, il songwriting di oggi è più diretto e pesante e meno incline al neoclassicismo di
Tolkki ma le assonanze con quel passato sono davvero notevoli: basti citare i migliori brani del lotto ovvero le già edite opener "
Darkest Hours", uscita nell'EP di fine dicembre che ha anticipato il disco, ed "
Infernal Maze", altro pezzo da 90 dal sound classico che avrebbe trovato posto anche in gloriosi dischi del passato.
Discorso a parte per "
Lifetime in a Moment", un pezzo solenne e compassato, quasi drammatico nel proprio incedere, che ci consegna degli Stratovarius diversi ma in grado di emozionare forse più che nei territori in cui dovrebbero essere più a proprio agio: le veloci e tirate "
Under Flaming Skies" e "
The Game Never Ends" pur essendo gradevoli non rappresentano il punto di forza di "Elysium".
"
Move the Mountain" è un'ottima ballad come non sentivamo da anni, che disegna a perfezione le sensazioni negative che contraddistinguono "
Elysium" con un finale da brividi, sebbene senza dubbio la palma del brano migliore vada alla title track, 18 minuti di suite che al contrario di "
Emancipation" volano come il vento, in una canzone ispiratissima, variegata, epica e delicata quanto tirata e rabbiosa nel break centrale, quasi da chiedersi se siano davvero gli Stratovarius a suonare.
Non ci sono pezzi brutti o filler come in "Polaris" e quelli più lunghi non presentano minuti in cui sarebbe stato meglio accorciare la durata; "Elysium" è senz'altro il disco migliore degli Stratovarius da "Infinite" in poi, con una splendida copertina, una produzione nuovamente stellare e realizzata dallo stesso Matias Kupiainen, che quindi non si dimostra solamente un eccellente chitarrista ma anche un ottimo produttore, ed una prestazione della band veramente positiva.
Siamo davvero lieti di poter annoverare nuovamente il nome degli Stratovarius tra i protagonisti del metal europeo, dopo tanti anni di delusioni e finti scandali.
Bentornati!