Copertina 8

Info

Anno di uscita:2010
Durata:58 min.
Etichetta:Solitary Man Record

Tracklist

  1. CHANGES
  2. CALLING
  3. FOREVER ENDS TODAY
  4. HIGH AND DRY
  5. LET IT GO
  6. DEAD MAN WALKING
  7. MAKE BELIEVE
  8. WHO YOU ARE
  9. THE YEARS GONE BY
  10. HELLO KNIFE
  11. PARADE OF ONE
  12. BREAK MY STRIDE
  13. HEADPHONES
  14. STOP THE CLOCKS
  15. THE RIGHT KIND OF WRONG
  16. ANYTHING
  17. NEW HOPE FOR THE DEAD

Line up

  • Guido Donot: Guitars, Vocals
  • Eike DOnot: Drums
  • Jan-Dirk Donot: Bass, Vocals
  • Alex Donot: Guitars, Vocals
  • Ingo Donot: Vocals

Voto medio utenti

Produzione ricca e ben studiata per una band indubbiamente "alternative" proveniente dalla Germania.
The Long Way Home è un album bello lungo... una specie di loro antologia, pur non essendo un "best of"...
Racchiude ben 17 tracce (le ultime 6 dichiarate bonus traks) tutte gradevoli ed accattivanti, che spaziano nel più classico indie rock contemporaneo fuso con citazioni e suond che richiamano stili folk ed a tratti ethic.
Ascoltando i Donots si sente rock, infiltrazioni nupunk, irish, country e molto altro... in pratica è un disco che non annoia mai.
Certo, almeno per i miei gusti prettamente personali, suona un po' leggerino e certamente non originale, ma come dicevo prima non ti lascia l'amaro in bocca e non ti annoia.
Suonato molto bene, pulito, curato, "pettinato" ma con al suo interno una energia ed un allegria che spesso stupisce.
Si sente che la band è navigata e si sente che chi lo ha prodotto sa bene il fatto suo.
Dal punto di vista tecnico è un ottimo prodotto, del tutto degno della ottima reputazione tedesca.
Tutti gli strumenti e le voci sono impastate a regola d'arte sia nei brani potenti ed energici sia nei brani più acustici.
Interessanti le ospitate in studio di strumenti quasi insoliti per il genere come la tuba ed il violoncello.
Artisticamente non ho trovato evidenti difetti, a parte forse lo stile "alternative" che sempre più spesso sta diventando uno standard, snaturandosi un po' dalla filosofia di base... ma qualsiasi discografico ("male" assoluto della musica in questa epoca, per come la penso io) vi direbbe che così si arriva alle orecchie di più gente (uguale a: così si vende di più).
In ogni caso questo album è e resta degno di essere ascoltato, anche se non sarà mai il disco che ti cambia la vita ( se non sei un teenager ignorante di musica) vale molto nel panorama del rock alternative contemporaneo.
Recensione a cura di Guido 'Sybelius' Zerbin

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