Copertina 7

Info

Anno di uscita:2010
Durata:65 min.
Etichetta:Art Development Productions

Tracklist

  1. FAITH
  2. FINE
  3. RADIO
  4. HERE WE GO AGAIN
  5. JUST ONE DAY
  6. LET IT ROLL
  7. DON´T ASK WHY
  8. FALLING ANGELS
  9. CAN´T STAND
  10. THE MERGING
  11. LIVING FOR
  12. MY INNOCENCE
  13. GOODBYE
  14. THE TRUTH
  15. LET YOURSELF GO

Line up

  • Marcus: vocals, guitars
  • Dirk: keyboards
  • Jens: guitar
  • Sascha: drums
  • Sebastian: bass

Voto medio utenti

Proprio un bel disco di rockettino esile e accessibile, quello sfornato da questi cinque (a me) sconosciuti ragazzi tedeschi dal nome collettivo così particolare.
Gli ØL hanno, in effetti, al loro attivo già svariate pubblicazioni discografiche passate però completamente inosservate agli occhi e alle orecchie del sottoscritto, che non ha potuto che rimanere, dunque, piacevolmente sorpreso da questo “The merging”, un lavoro al confine tra alternative e pop-rock, pieno di melodie vaporose e istantanee (sporadicamente attraversate da un gusto lontanamente AOR, addirittura), graffiate dal punk e alimentate da quel pizzico di malinconia “epidermica” che male non fa.
Ecco che il vezzeggiativo utilizzato per la classificazione del Cd nello incipit della disamina, non deve essere frainteso e si prefigge semplicemente di rilevare il carattere assai leggero e accogliente di queste quindici canzoni capaci di fornire materiale esplicitamente indirizzato alle programmazioni radiofoniche di genere (“Radio”, in maniera particolare, non lontanissima dalle atmosfere evocate dalla sensation americana di mainstream alt/goth Dommin, ma anche “Living for”, le fascinose “Can´t stand”, “My innocence” e “The truth”, nonchè gli slanci meditati di "Here we go again”), attraverso un linguaggio che sfrutta anche intriganti bagliori american-roots ("Just one day” e “Let yourself go”), solari sfumature vagamente sixties (“Let it roll” e "Don´t ask why”) e fraseggi reggae-ggianti (“Falling angels”), il tutto abilmente pilotato dalla voce di Marcus capace d’infondere, grazie alla sua intonazione affabile e persuasiva (che può ricordare un po’ Greg Graffin e un po’ Joe Jackson) e alle sue doti interpretative, un gradevole senso di levità e serenità complessiva davvero ristoratore.
Non saranno dei fenomeni della musica (e ne sono consapevoli, come si evince dalla simpatica biografia!) e tuttavia se apprezzate i Semisonic, i REM o anche “roba” tipo Stereophonics, The Wallflowers, Travis e Kasabian potreste gradire pure il contenuto di questa volatile “fusione” alemanna.
Grazioso l’artwork in clima naif.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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