Proviene da Siracusa la
PepiBand, quartetto che prende il nome dal fondatore, quell'Enzo Pepi già impegnato nel sottobosco musicale siciliano con i Twig Infection, insieme al fido Marco Caruso. Sette anni dopo aver dato alla luce la nuova creatura, i Pepi ci regalano la prima incisione in studio, con questo album autoprodotto, consistente in dieci tracce di un rock difficilmente catalogabile, sebbene fortemente influenzato dal grunge, dal post-rock degli anni '90, e da un'attitudine intimista, volutamente
un-easy listening, in cui l'ispirazione della band è fortemente emozionale, e le composizioni sono un mero pretesto per esprimere l'amore-odio per la nostra meravigliosa Sicilia, ed i sentimenti di un individuo, un possibile
uno, nessuno e centomila alle prese con la difficoltà, la noia e la curiosità che questo mondo ispira. Questo mondo, sempre più distante da ciò che vorresti, sempre meno a misura d'uomo, risuona in ogni nota di questo "
Panic", che si traveste da disco rock per poi regalarci momenti intimisti, chitarrismi che sconfinano nel rumorismo, atmosfere rarefatte scalfite da momenti urlati. Un album, come vi dicevo, di difficile presa (e con tanto di ghost-track finale, come usava un tempo), ma non per questo meno affascinante. La produzione è più che buona, e le idee ci sono tutte, per quanto necessitino di una lunga digestione. A me piace, proprio per il suo essere non-rock, non-grunge, non-tutto, insomma. Dategli un ascolto, fatevi una vostra idea.
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