Non era per niente facile riuscire ad eguagliare la spinta innovativa di un album intenso come "Mabool", il cui unico difetto poteva essere sintetizzato in una produzione leggermente impastata ed in una approssimativa cura in fase di arrangiamento. Ma gli
Orphaned Land sono nel frattempo diventati una realtà importante, se non fondamentale, per l'evoluzione del metal moderno, ed era almeno prevedibile che "Never Ending Way Of ORwarriOR" colmasse quell'unica, comunque veniale lacuna. Ma al di là di una certosina attenzione a livello di suono, la band israeliana si produce in un lavoro altamente spettacolare che, fin dai suoi più palesi propositi, cerca di individuare un trait d'union tra le principale religioni monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo ed Islam). Si sa, da sempre la musica è considerata linguaggio universale, capace di mettere d'accordo persone ai lati opposti del globo o del pensiero, ed indubbiamente il melting pot culturale di "Never Ending Way Of ORwarriOR" consente di avere una visione "obliqua" della realtà, individuando in ciascuna cultura la sua ragion d'essere, al di là di fanatiche chiusure mentali ed intolleranze varie. Dal punto di vista prettamente stilistico, se i puristi del progressive inorridiranno nel vedere accostato questo aggettivo ad una band dalle saltuarie pulsioni Opeth-iane, mi sembra che ci sia ben più sostanza avant-guardistica in questo sontuoso platter che in qualunque replica neoromantica dei vari Genesis, Yes o delle loro derivazioni metalliche (Dream Theater ed "alunni" vari). Oggi come oggi, gli Orphaned Land sono un gruppo assolutamente unico, ed in un'epoca di atroce piattume e sterile fossilizzazione su tematiche già trite e ritrite, questa constatazione deve essere considerata un piccolo evento. Album dell'anno (2010), senza nè se nè ma.
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