Primo lavoro per
Niccolò Abate, un demo di tre pezzi dove inevitabilmente sono i suoi
tasti d'avorio a ritagliarsi gli spazi maggiori nell'andare a creare un sound che si rifà ampiamente al Power Metal sinfonico.
Che si tratti o no di un lavoro solista (Abate si è occupato dell'intera fase compositiva) oppure del risultato di quella che diventerà una vera e propria band, i musicisti coinvolti sembrano ben integrati tra loro, sia nei due brani cantati, sia nella conclusiva strumentale "18 Years" che, per quanto caratterizzata dagli intrecci e dai cambi di tempo, ne accentua la vena orchestrale.
Venendo invece alle prime due canzoni, incappiamo prima nell'elegante "Here We Are" dove, tra riusciti scambi tra tastiere e chitarre ed un ottimo taglio melodico, ben si presenta il cantante del gruppo,
celato dietro il nick Screma, poi nella successiva "Sacrifice", che mostra maggior pulsione ritmica ma anche minor fantasia, senza raggiungere i livelli di eccellenza dell'opener.
Al di là del solito discorso sull'originalità e sulle influenze, più o meno evidenti, e di qualche linea vocale non sempre particolarmente efficace (come avviene per alcuni passaggi di "Sacrifice"), bisogna riconoscere ad Abate la capacità di sapersi calare in questo contesto musicale e sopratutto di essere stato sia in grado di ritagliarsi il ruolo di primo attore, sia di mettersi al servizio delle composizioni e degli altri musicisti, ai quali non viene mai a mancare lo spazio per esprimersi, per quando non sempre sostenuti appieno dalla resa sonora, comunque discreta, di quello che rimane pur sempre un demo.
Poco male: "Here We Are" getta delle solide fondamenta su cui proseguire il percorso musicale intrapreso.
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