Tra i colpi di coda riseravatici dall'ormai concluso 2010, gli israeliani
Dukatalon sono senz'altro tra i più interessanti, con il loro debutto "Saved By Fear" uscito su Relapse, in realtà niente altro che il disco che porta il medesimo titolo e originariamente uscito nel 2009 su altra etichetta. La band risulterà succulenta per gli amanti del downtempo, a dispetto di una copertina che potrebbe benissimo far parte di un qualsiasi disco black metal. Lo sludge dei Dukatalon è lento e soffocante come da tradizione, sorretto da un rifferama pastoso e pachidermico, il cui unico scopo è estraniare l'ascoltatore durante l'ascolto di "Saved By Fear": lo scandire regolare e psichedelico dei riff e dei brani, su cui spicca lo scream animalesco del singer, crea infatti una spirale in cui l'ascoltatore più inesperto rischia di rimanere intrappolato, tra estesi momenti strumentali dove, a partire da una base piuttosto ripetitiva, le chitarre imbastiscono assoli blueseggianti e acidi. I Dukatalon però non si dilettano solamente a suonare il più lento ed ossessivo possibile, anzi i brani mediamente presentano un ritmo regolare e sostenuto, ma è la ciclicità del tutto a rendere "Saved By Fear" un disco da apprezzare solamente dopo vari ed attenti ascolti, magari coadiuvati da una "sana" dose di THC. La tripletta iniziale "Peis", "Run" e "ZX" esprime al meglio la concezione musicale di questi israeliani, così come "Vagabond", mentre la titletrack costituisce un episodio a sè, trattandosi di un brano interamente strumentale ed acustico dove non c'è spazio a strumenti elettrici ma solamente a chitarre acustiche. Un momento di sanità mentale in un mare di angoscia.
Pretendere un capolavoro dal primo disco in carriera è esagerato, ma i Dukatalon con "Saved By Fear" se ne escono con un disco di buona fattura che potrebbe saziare l'appetito dei consumatori più famelici di doom/sludge e dintorni. CBCR (trad: "cresci bene che ripasso").
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