Quarta prova per il gruppo ucraino fautore di un Black/Death epico dalle connotazioni mitologico-pagane e un inaspettato gusto “psichedelico”, esplicitato dall’uso e talvolta abuso delle tastiere. Abuso perché finchè si tratta di un supporto ben integrato nella struttura del brano, sono un autentico valore aggiunto, ma qui a volte riescono persino a rubare la scena alle chitarre!
Le divagazioni in chiave Progressive così smaccate, come in
"The Fog", o quel suono acuto e vibrante che ogni tanto si insinua su delle altrimenti godibilissime cavalcate, rendono a tratti snervante l'ascolto, riuscendo anche a privare del giusto impatto dei crescendo altrimenti eccellenti.
Questo è purtroppo il fattore che fa vacillare il giudizio su un disco che, seppur non particolarmente originale, si lascia ascoltare e apprezzare per le chitarre fluide e trascinanti, un cantato ben equilibrato, e le atmosfere sia massicce che delicate, ben distribuite nel corso delle otto tracce, tutte pervase da un drammatico spirito battagliero. Gli inserti acustici (ormai un trademark di molte produzioni dell'est europeo) sono assolutamente di pregio, creando passaggi ariosi e di grande pathos come in
"The Seas Burn of Omnipotence", ben supportati da una sezione ritmica potente ma non invadente. Quel che manca in definitiva è un lavoro di rifinitura, che porti ogni strumento ad essere importante ma non preponderante, al fine di valorizzare al meglio il songwriting.
Nonostante si tratti di un genere che negli ultimi anni ha visto un costante proliferare delle uscite (talvolta a scapito della qualità), i
Khors possono ambire ad una posizione di rilievo tra gli amanti di queste sonorità, a patto di continuare a perfezionare il proprio stile.
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