Gli Alghazanth sono uno di quei preziosi gruppi nascosti nell’underground che mai, per un motivo o per un altro, sono riusciti a fare il passo decisivo verso il grande pubblico, e questo nonostante uscite sempre brillanti ed ispirate. Autori di un black metal melodico figlio degli anni novanta nella loro migliore espressione, i cinque finlandesi ci presentano un prodotto ora battagliero ora evocativo e maestoso, che potrebbe sommariamente ricordare i Naglfar di “Vittra” più orientati verso il black. La più grande virtù degli Alghazanth risiede nella semplicità delle loro composizioni, che godono di un’ispirazione fuori dal comune e di un gusto melodico vincente, che li porta a regalarci nove tracce sempre coinvolgenti in cui sono pressoché assenti cali di tono. Atmosfere nordiche dal retrogusto epico si mescolano alla perfezione con quelle più sinfoniche e sognanti, in quella che si candida ad essere una delle migliori release del nuovo anno in ambito black melodico. Un plauso va anche alla Woodcut Records, etichetta attiva da un decennio che ha sempre seguito una politica basata su poche uscite ma di altissimo livello, e che si conferma marchio di garanzia nel settore.
“Vinum Intus “ è un tuffo nel passato, fino a quel periodo d’oro in cui il black metal aveva sviluppato tutte le sue sfaccettature ai massimi livelli. Brindiamo con loro, perché gemme di questo tipo sono tanto rare quanto preziose.