Gli Ashes, formazione italiana nata nel 2008, con questo primo demo ci rivelano un progetto rock di matrice settantiana con indirizzo dark-Sabbathiano e forti influenze progressive. Le caratteristiche preponderanti sono l’uso del flauto traverso, che occhieggia ai Jethro Tull, come presenza costante nello svolgimento dei brani, ed il tentativo della cantante Gaia “Lulin” di usare i propri vocalizzi quasi come strumento aggiuntivo. La base rimane un hard rock con sfumature lievemente “doomy” e l’insieme di tutte le componenti tende a creare atmosfere misteriose ed occulte, a tratti più folk e “magiche”.
La prima traccia è piuttosto lineare, con un riff insistente che contrasta i volteggi del flauto, mentre la seconda si presenta più articolata e segnata dai toni estremamente squillanti della parte vocale. Il terzo episodio è la cover di “Come to the sabbath”, noto hit dei Black Widow, introdotta da un canto rituale delle Wicca dianiche ed eseguita bene.
Il limite degli Ashes pare per il momento l’equilibrio, perché la loro formula è ancora abbastanza slegata. Alcune parti sembrano procedere in modo autonomo e manca compattezza nell’assemblarle, probabilmente perché il gruppo è giovane e non ha trovato la giusta misura. L’idea è comunque interessante, visto che il dark/prog rock ’70 è un filone non troppo inflazionato e può sfruttare l’attuale periodo di rinascita di certe sonorità del passato. Forse la band dovrà focalizzare meglio la proposta, rinunciando magari a qualche personalismo per un miglior risultato collettivo.