L’Australia non è mai stata famosa per le sue band black metal: se escludiamo realtà isolate come Deströyer 666 o Sadistik Exekution, unici act in grado di ritagliarsi un angolino più o meno grande nel panorama internazionale, questo continente resta per i più la terra dei canguri e degli AC/DC. Difficilmente questi
Pestilential Shadows contribuiranno a cambiare le cose, vista la monotonia che pervade “Depths”, un disco che vorrebbe suonare gelido ma che riesce solo a trasmettere noia.
Il loro black metal è grezzo e di burzumiana memoria, con voce ultra riverberata, partiture di chitarra splettrata “a bufera” e produzione consona al genere, ma in questo tipo di dischi il confine tra genialità ed inutilità è molto sottile. Quello che di solito fa la differenza, è l’interpretazione emotiva delle atmosfere da parte del musicista, in una regola non scritta difficile da razionalizzare, in cui è la componente artistica a fare da ago della bilancia. E di certo, non saranno giri di chitarra non ispirati e ripetuti con inutile prolissità ad aprire i cancelli del nero olimpo ai nostri. L’impressione che si ha ascoltando l’album è quella di un contenitore glaciale pieno di nulla, tanta è la pochezza e l’inefficacia dei pezzi, dai riff alla resa generale, il tutto per mano di musicisti affascinati da certe atmosfere ma che non hanno compreso come crearle in maniera vincente… e, ahimè, neanche come sicuramente non cercare di realizzarle.
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