Veterani della scena metal nazionale, i Mothercare sono attivi dal 1994 e vantano una serie di lavori sempre ben accolti da critica e pubblico. Questo è il loro terzo full-lenght, che viene pubblicato a diversi anni di distanza dal precedente ed in seguito ad alcuni mutamenti di line-up.
Nulla ha però influito sulla carica aggressiva di Nosari e compagni, nuovamente pronti ad offrire un album pieno di furia heavy e di attitudine militante. La loro urticante miscela si conferma composta da una solida base di thrash moderno, dai tratti industriali, rinforzata da elementi death ed hardcore. In sostanza si pesta in modo massiccio sin dall’iniziale anthem “The slow and proud march..”, tra ritmiche spezzacollo, percussionismo sfrenato alla Slipknot, riff chirurgici, vocals parossistiche, ma anche discreta capacità di costruire brani più complessi, vedi la ribollente “Gateway to extinction”.
I temi trattati dal gruppo sono comprensibilmente a sfondo realistico e sociale, con un senso di ribellione costantemente presente a sostenere le urla cavernose di Simone Baldi. Ogni tanto qualche pausa cadenzata concede un po’di respiro (“Phobic”), giusto a ricordare che i veneti non sono soltanto un manipolo di picchiatori iconoclasti, ma riescono anche a variare in qualche modo la proposta.
Disco che conferma le qualità della formazione, buona esecutrice in un genere che, dopo i fasti iniziali, ha segnato il passo zavorrato dalla propria blindata natura. I Mothercare riescono ad equilibrare rabbia, velocità, pesantezza distruttiva e tutte le componenti del loro sound in maniera omogenea e coerente, perciò la prova risulta più che positiva.