La storia dei Sin City Six pareva conclusa con la tragica scomparsa del loro leader, il cantante Lee Robinson, deceduto per grave malattia nel 2001 all’età di 44 anni. Robinson era uno di quei frontman capaci di catalizzare l’attenzione del pubblico e di caratterizzare le sorti di una formazione, un uomo difficilmente sostituibile, ed immagino che i suoi vecchi compagni abbiano a lungo accarezzato l’idea di desistere dal proseguire.
Alla fine, evidentemente, la voglia di musica ha avuto la meglio ed il posto vacante è stato occupato da Russell Conway, buon singer dalla timbrica chiaramente ispirata a Mick Jagger che si sposa assai bene con il punk-rock’n’roll proposto dal gruppo anglomadrileno.
Esce quindi questo “Home of the brave”, un disco energico e frizzante anche se non particolarmente originale. La band si colloca nella scia di formazioni come Gluecifer o Backyard Babies, rock tirato e sguaiato che non perde però di vista l’aspetto melodico, dignitosi brani d’impatto e di atmosfera solare e stradaiola.
“Pretty legs”,”Dirty dog”, lo sgangherato blues “Best left alone”, la title-track e l’orecchiabile “Fallin’ angel” i brani migliori di un album sufficentemente divertente e spensierato che ricalca schemi già sentiti molte volte, ma con il dovuto impegno e la giusta convinzione, ed è già tanto.
I Sin City Six non sono un gruppo indispensabile ma fanno il loro dovere se cercate una mezz’ora di svago all’insegna del rock grezzo, rumoroso e caldo come l’inferno.
Tutto sommato sono felice che siano andati avanti, nella scena musicale sovraffollata di oggi un posticino lo meritano anche loro.
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