Continua il cammino della AFM nei meandri del black metal. L’etichetta sembra voltare pagina rispetto alla sua linea storica, che l’ha sempre vista specializzata in metal classico e possibilmente melodico, e la scelta dei
Rev 16:8 è sicuramente indovinata. Protagonisti di un black metal che affonda le sue radici nell’antico e fedele discepolo dei Satyricon dei bei tempi, i Rev 16:8 (cui va senza dubbio la palma d’oro per il moniker più bizzarro) si muovono su coordinate musicali già abbondantemente perseguite da altri, riuscendo comunque ad essere interessanti e spesso accattivanti. L’energia maligna e glaciale che sprigiona “Ashlands” colpisce in pieno l’ascoltatore, supportato da una produzione mai caotica ma al tempo stesso perfettamente idonea al genere proposto. L’album scorre piacevolmente senza cali di tono, e farà sicuramente la felicità dei black metaller più fedeli, assetati di riff maligni e quasi sempre ispirati e di quella decadente malignità che è la pura essenza del genere.
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