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Power Quest sono una power metal band britannica, che nel corso della carriera hanno effettuato talmente tanti cambi di line-up che, solo per starci dietro, mi è venuto un mal di testa fotonico! Della formazione originale rimane solo il tastierista
Steve Williams, e sono lontani i tempi in cui la componente italica nella band si faceva sentire (erano ben in tre: Alessio Garavello, Andrea Martongelli e Francesco Tresca).
Il 2011 ci consegna una band dunque all’ennesimo rimpasto, e Steve ha pescato dal cilindro il singer Chitral "Chity" Somapala, ex Firewind e un’altra infinità di bands. Il singer proveniente dallo Sri Lanka ha di sicuro una bella voce, calda e profonda, ma in netta controtendenza con il classico trademark delle bands power, visto il range decisamente spostato verso il basso. Questo, e molto altro, avrà peso in un album, “
Blood Alliance”, che mi aveva illuso ai primi ascolti, mi ha deluso in seguito, fino a riconquistarmi all’ennesimo giro. Ma procediamo con ordine.
Il fatto che la band nasca dall’embrione di quelli che poi diventeranno i Dragonforce si sente, nella scelta di Williams e soci di prediligere tempi altissimi in fase ritmica, anche se spesso, nell’arrangiamento del pezzo, il mid tempo è stato preferito alla pura cavalcata. L’album inizia alla grande con la strumentale “
Battle Stations” ed una “
Rising Anew” che fa gridare al miracolo, con un bel riffone di quelli che ti si piantano in testa ed un refrain indelebile. Echi neanche troppo lontani dei Sonata Artica, da una parte, e degli Edguy più moderni dall’altra, fanno sì che il disco conservi un appeal commerciale e facilmente digeribile dalla stragrande maggioranza dell’utenza, eppure rimane l’inghippo di cui vi parlavo prima… Molte delle songs presenti su “Blood Alliance” tendono preoccupantemente ad assomigliarsi l’una all’altra, eccezion fatta per alcuni momenti tra cui i succitati brani, ed una “
Better Days” dal sapore AOR ma molto fresca nella composizione.
Di certo i Power Quest non riusciranno, con questo album, a venir fuori dalla classe dei comprimari e ad assestarsi nel novero delle leading bands. Ciò non toglie che il loro ultimo album abbia dalla sua ottimi spunti, ed una freschezza che piace e non stanca in fase di ascolto. Per il disco della vita, appuntamento (si spera) al prossimo disco.
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