I
Serenity sono una delle bands che più aspettavo al varco, avendo alle spalle due album
stu-pen-di, ed essendosi ritagliati uno spazio di tutto rispetto nel panorama power/symphonic. Ma arrivata al terzo album, la band ha fatto quello che temevo e che mi auguravo non avvenisse mai: ha ceduto alle lusinghe del mercato, caricando il nuovo “
Death & Legacy” di arrangiamenti super mega pompati, orchestrazioni, cori a 200 voci, perdendo invece di vista l’aspetto più strettamente compositivo e la quota metal, qui sempre presente ma seppellita sotto tonnellate di suoni, per quanto pregevoli. Insomma, la sindrome-Kamelot ha colpito, e lo si evince sin dalla track “
New Horizons”, il cui motivo portante è identico al riff di “Forever”.
Guai a chi pensa che io stia parlando di un album brutto, tutt’altro: i Serenity sono una gran bella band, piena di musicisti superbi (a cui si è da poco aggiunto l’italiano Fabio D’Amore al basso), ed il cd presenta una lunga serie di canzoni molto belle, elaborate, suonate con la solita perizia. Ma quella sensazione non mi lascia: la sensazione, cioè, di un album estremamente “costruito”, poco spontaneo, troppo lavorato per poter risultare fresco e diretto come i due bellissimi predecessori.
Voci femminili, archi, sovraincisioni ad ogni piè sospinto, ma per fortuna i bei brani non mancano: per amor di citazione, vi nomino la potente “
Far from Home”, una struggente “
Changing Fate” che mi ha fatto pensare ai Royal Hunt dell’era ‘Paradox’, o la conclusiva “
My legacy”, superbo up-and-down in punta di power metal. Molte le guests in questo “Death and Legacy”: da
Ailyn dei Sirenia in “The Chevalier” e “Prayer”, ad
Amanda Somerville nel già citato “Changing Fate”, alla bravissima
Charlotte Wessels (Delain) su “Serenade of Flames”. Insomma, stavolta le cose sono state fatte davvero in grande. Ne avrà perso un po’ il prodotto finale, dimenticato dietro tutto questo ben di dio? Un pochino sì, ma per fortuna qui stiamo parlando di una band che ha ancora il cassetto delle idee pieno zeppo di belle cose. Un album bello, ricco, strabordante di musica, ma un pelino sotto il precedente “
Fallen Sanctuary”, a mio avviso apice ineguagliato dei Serenity.