Che tipo di disco potranno mai fare 5 ragazzotti francesi quando, nella lista dei loro album preferiti, vengono citati almeno 3 volte lavori dei
Paradise Lost? Sicuramente un disco di Gothic Metal, dai toni oscuri, melodie cadenzate e atmosfere malinconiche. E infatti questo debut album della band transalpina, attiva dal 2008, è proprio quello che ci si aspetterebbe da chi fa di Mackintosh e soci un termine di paragone così forte.
Gli Ommatidia però fanno di più: riescono a far coincidere la passione sfrenata per i capisaldi del genere (come non citare anche i
Katatonia, soprattutto nell’oscura
“Senses Commotion”), arricchendola con elementi nuovi, tipici di una band alle prime armi, con tanta voglia di stupire e con un bagaglio tecnico fuori dal comune. Esempio lampante di questa freschezza è l’opening
“Starspeed God”, che presenta elementi tipici del Gothic scandinavo (
To/Die/For e
For my Pain.. su tutti), risultando il brano più veloce del disco nel suo incedere. La successiva
“Serendipity” è invece un vero e proprio tributo ai Paradise Lost, soprattutto nel chorus. Le due chitarre di
Vardon e
Chevrollier, quest’ultimo il vero master mind del progetto, creano una base lunga 45 minuti, fatta di colpi di fioretto alternati a vere e proprie mazzate in faccia all’ascoltatore. Basta dare un ascolto al chorus di
“Leaning on Complete Affinity” per capire quello che voglio dire, forse la canzone migliore del disco, dove abbiamo anche un chiaro esempio della versatilità del singer
Guillaume Richard, a parere di chi scrive il vero “crown jewel” di questa band. Una voce che si mantiene su toni puliti per tutto il disco, ma che durante le varie canzoni si traveste ora di drammaticità, ora di pura calma, ora di rabbia, cesellando così quello che a livello compositivo è già di per se un lavoro notevolissimo e ricordando a più riprese il miglior
Nick Holmes, soprattutto quello di
"Draconian Times".
In chiusura il brano forse più emozionale del lotto,
“Naked Truth”: chiudete gli occhi, dimenticatevi di ascoltare “solo” un gruppo musicale e stendetevi sull’erba di una radura, circondati all’ululato dei lupi e abbandonatevi alla figura eterea che vi si para davanti e sciorina l’ennesima prestazione vocale da urlo.
“Chi cerca, trova”, recita l’intro di
“In this life, or the next”. E se cercate un gruppo nuovo, fresco, che omaggia i grandi ma non si limita a imitarli..beh, prendetevi un attimo di pausa da qualunque cosa stiate facendo e dedicate 45 minuti del vostro tempo agli Ommatidia, non ne rimarrete affatto delusi.