Ad oggi i grinder americani
Maruta sono saliti all’onore delle cronache metalliche non tanto per la qualità della loro proposta musicale, quanto perché il loro precedente batterista è stato chiamato a ricoprire il posto vacante all’interno della lineup dei ben più famosi Trivium.
Reclutato un nuovo drummer nella figura di Danny Morris, i Nostri hanno composto e dato alle stampe tramite Willowtip/Candlelight la loro seconda fatica, “Forward into regression”.
La musica suonata dal quartetto è classico grindcore a stelle e strisce con pochissimi o nulli parti sperimentali e/o campionamenti, le cui uniche variazioni ritmiche si basano sull’alternanza di parti veloci come schegge a rallentamenti midtempo.
Per farla più semplice i floridiani cercano di inserirsi nella stessa corrente a cui appartengono i Misery Index o i Mumakil piuttosto che in quella di Brutal Truth o Pig Destroyer.
Purtroppo i Maruta i già citati Misery Index e Mumakil, ma anche Origin e Job For A Cowboy, rimangono ancora troppo distanti e, chissà, irraggiungibili.
Il loro riffing è fin troppo derivativo e poco personale. Non basta pestare le pelli a mille o slogarsi il polso in serrati powerchord per trenta minuti per guadagnare consensi e risultare convincenti ed i Maruta nuotano nel mare magnum delle band di seconda fascia a cui manca il quid necessario per uscire dal passaparola degli aficionados del settore.
Inoltre la produzione poteva esser migliore. Il suono delle chitarre risulta impastato se sentito ad alto volume, la registrazione della batteria è decisamente buona, ma in sede di missaggio il basso dove lo hanno lasciato?
Anche sotto questo aspetto, “Forward into regression” si dimostra inferiore ai lavori delle band sopra citate e, a conti fatti, non permette al quartetto di raggiungere una sufficienza stiracchiata.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?