Maruta - Forward into regression

Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:30 min.
Etichetta:Willowtip Records

Tracklist

  1. MARCH FORWARD (INTO REGRESSION)
  2. STRAIN
  3. PLAGUE DOMAIN
  4. STAGNATION ROUTINE
  5. DEVOID OF ALLEGIANCE
  6. DROWN IN BLACK MATTER
  7. BODY WEAPON
  8. SWINE SWALLOWER
  9. CONFORM TO DEFORM
  10. ETCHED IN GRANITE
  11. SALIENT
  12. SOLACE THROUGH SELF ANNIHILATION
  13. HAND OF THE OVERSEER
  14. FAILURE KING
  15. GAIARES
  16. BLOOD OF THE LUDDITE

Line up

  • Eduardo Borja : Guitar
  • Mitchell Luna : Vocals
  • Danny Morris : Drums
  • Mauro Cordoba : Bass

Voto medio utenti

Ad oggi i grinder americani Maruta sono saliti all’onore delle cronache metalliche non tanto per la qualità della loro proposta musicale, quanto perché il loro precedente batterista è stato chiamato a ricoprire il posto vacante all’interno della lineup dei ben più famosi Trivium.
Reclutato un nuovo drummer nella figura di Danny Morris, i Nostri hanno composto e dato alle stampe tramite Willowtip/Candlelight la loro seconda fatica, “Forward into regression”.
La musica suonata dal quartetto è classico grindcore a stelle e strisce con pochissimi o nulli parti sperimentali e/o campionamenti, le cui uniche variazioni ritmiche si basano sull’alternanza di parti veloci come schegge a rallentamenti midtempo.
Per farla più semplice i floridiani cercano di inserirsi nella stessa corrente a cui appartengono i Misery Index o i Mumakil piuttosto che in quella di Brutal Truth o Pig Destroyer.
Purtroppo i Maruta i già citati Misery Index e Mumakil, ma anche Origin e Job For A Cowboy, rimangono ancora troppo distanti e, chissà, irraggiungibili.
Il loro riffing è fin troppo derivativo e poco personale. Non basta pestare le pelli a mille o slogarsi il polso in serrati powerchord per trenta minuti per guadagnare consensi e risultare convincenti ed i Maruta nuotano nel mare magnum delle band di seconda fascia a cui manca il quid necessario per uscire dal passaparola degli aficionados del settore.
Inoltre la produzione poteva esser migliore. Il suono delle chitarre risulta impastato se sentito ad alto volume, la registrazione della batteria è decisamente buona, ma in sede di missaggio il basso dove lo hanno lasciato?
Anche sotto questo aspetto, “Forward into regression” si dimostra inferiore ai lavori delle band sopra citate e, a conti fatti, non permette al quartetto di raggiungere una sufficienza stiracchiata.

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