Quando si parla di southern rock, il pensiero vola subito ai Lynyrd Skynyrd, alla Allman Brothers Band, magari ai Molly Hatchet e ad altri storici nomi del genere. Dunque una musica fatta di canzoni rocciose e melodiche, ballate struggenti, grandi ritornelli, cavalcate chitarristiche, anima bluesy, ma sempre impregnata del particolare ed inconfondibile groove sudista.
Negli ultimi anni, però, dalla medesima area geografica e culturale degli Stati Uniti, sono emerse formazioni in possesso di background fortemente
heavy ma contaminato da un certo feeling confederato. Mi riferisco ovviamente a nomi quali Down, Black Label Society, Alabama Thunderpussy, King Giant, ecc, definiti come gruppi Southern metal o heavy o quant’altro.
Adesso alla lista si aggiungono i
The Sign of the Southern Cross, da Asheville, North Carolina. Essi hanno esordito nel 2009, ed in attesa dell’imminente secondo album, ci offrono un Ep di tre brani registrati lo scorso anno.
La loro formula musicale è quella consueta: riff pesanti e rugginosi, ritmiche cingolate, assoli fiammeggianti, vocals alla Phil Anselmo, tutto come da copione. Uno stile che si differenzia dal “comune” metal, proprio grazie alla sottile venatura di groove sudista. In questo breve lavoro lo si nota facilmente già dall’iniziale title-track, pezzo spesso e potente che ricorda i Pride and Glory, per non citare sempre gli stessi nomi.
La seconda canzone è una ballata agrodolce, altra tipologia classica per il genere, dove chitarre acustiche e slide accompagnano la melodia passionale, fino al vivace assolo conclusivo. “Doomswagger”, ultimo episodio, è il brano più massiccio e cattivo del lotto; atmosfera alcoolica e rissaiola da veri rockers barbuti e cazzuti.
Questa band americana non dice nulla di nuovo, ma non ha niente di meno di tanti altri gruppi simili. Tre sole tracce sono poche per saggiare appieno la loro personalità, mentre servono comunque a creare un minimo di curiosità intorno al nuovo lavoro esteso.
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