BOOM!
BOOM!Di solito, quando si è particolarmente fortunati o particolarmente talentuosi, si tende a fare un esordio col botto. Beh, in tutta onestà mi sento di dire che questi
X Opus di botti ne hanno fatti due, uno sarebbe a dir poco limitativo. Si perché “
The Epiphany”, primo lavoro in assoluto degli statunitensi è uno di quegli album da doppia libidine coi fiocchi, album che ti fanno rimanere attaccato allo stereo per tutti i 58 minuti che lo compongono, con la voglia di premere di nuovo Play appena terminato e ripeterne l’ascolto ad oltranza, fino a che l'assuefazione non prende il sopravvento.
Gli X Opus sono un progetto del polistrumentista
James Williams, che di “The Epiphany” ha suonato o programmato praticamente ogni cosa, ad esclusione delle linee vocali. I componenti della band infatti sono stati “aggregati” in corso d’opera e comporranno il nucleo del futuro, a partire dai live di quest'estate. La prestazione dei due vocalist invece è reale, ed è quanto di più incredibile ci si possa aspettare da un gruppo nuovo:
Dixon e
Crocker sembrano nomi usciti da Holly e Benji, in realtà si alternano con innegabile leggiadria dietro il microfono, sciorinando prestazioni incredibili in quasi ogni pezzo dell’album, ricordando a tratti i migliori interpreti della professione, da
James LaBrie a
Geoff Tate passando per
Russel Allen e gli acuti di
Rob Halford. Ed è proprio dai conterranei
Symphony X che gli X Opus prendono in prestito, oltre che la X, la maggior parte del loro bagaglio artistico, ricordandoli in più frangenti, soprattutto grazie alla tecnica chitarristica del già citato mastermind James Williams, riconducibile inconfutabilmente al metal neoclassico tanto caro a Malmsteen, caratteristica che lo accomuna proprio al panciuto Michael Romeo.
Il primo impatto con “The Epiphany” è comunque spiazzante: inserisco il cd, ascolto distrattamente le prime note e penso di aver inserito per sbaglio “
Black Clouds and Silver Linings” dei
Dream Theater. L’incipit di “
Terrified” è infatti incredibilmente simile a “
A Nightmare to Remember”, sfiorando quasi il plagio, salvo poi virare verso un power/prog molto più marcato.
Con la successiva “
On Top of the World” abbiamo a che fare forse con il pezzo più riuscito dell’album, abbandonando del tutto il prog per sfociare in un power fresco, arioso, con ancora una volta una prestazione maiuscola di Dixon e Crocker. Seguono “
Pharaohs of Lies” e “
I’ll Find the Truth”, altra perla del disco, che riprende dove la seconda traccia aveva chiuso, con grande velocità e linee vocali da urlo, il tutto accompagnato dalla solita efficacia a livello strumentale, con la chitarra di Williams in testa.
“
In the Heavens” è invece l’unica nota stonata dell’intero album, canzone lenta e onestamente senza troppa verve, trascurabilissima e noiosetta, se non fosse per la parte finale di chitarra che ne risolleva leggermente le sorti. Il livello torna immediatamente alto e altissimo, rispettivamente con “
I Will Fly” e soprattutto “
Forsaken”, 11 minuti di prog davvero di alta scuola, possiamo ormai dire in pieno stile X Opus. A chiudere la strumentale “
Never Forgotten”, posta quasi a mo di firma da parte di Williams, che in 7 minuti ci ricorda tutto il suo immenso valore di polistrumentista, semmai ce ne fossimo dimenticati lungo il corso di questa ora di grande musica.
Insomma, penso si sia capito anche solo da uno sguardo disattento al voto in calce che reputo “
The Epiphany” un disco sensazionale, macchiato solamente da una canzone non proprio all’altezza e da un artwork decisamente brutto. Ma sono solo piccoli difetti all’interno di un quadro generale di eccellenza: rifiutereste Jessica Alba solo per una rughetta?
Quoth the Raven, Nevermore..