La ricerca di culture lontane e dall'indubbia importanza storica va a pari passo (marziale...) con quella di tematiche eroiche, e dopo le puntate sull'Antica Grecia e l'Impero Romano, ecco che giunge il momento del Paese del Sol Levante.
"Invincible", terzo album per gli
Holy Martyr, nuovamente supportati dalla Dragonheart Records, va appunto a trattare le imprese e l'epopea dei Samurai, ai quali è dedicato anche l'artwork, con un occhio di riguardo all'opera di Akira Kurosawa, come ad esempio nel caso di "Shichinin No Samurai", più noto da queste parti come "I Sette Samurai", o di "Kagemusha".
Nonostante non manchino, qua e là, fugaci rimandi a suoni ed atmosfere giapponesi ("The Soul of My Katana", "Takeda Shinchen", "Kagemusha"), l'impatto degli Holy Martyr è sempre lo stesso: heavy, eroico ed epico, coerente con quanto fatto in passato.
Dopo la introduttiva e strumentale "Iwo Jima" (luogo di una delle più sanguinose battaglie nel corso della Seconda Guerra Mondiale), gli Holy Martyr si fanno subito incisivi, prima con la titletrack, quindi con una incalzante "Lord of War", dando prova di compattezza, ma anche della bravura dei singoli musicisti, con un ottimo lavoro da parte dei due chitarristi, Ivano Spiga ed Eros Melis, e di Alex Mereu, che ho ritrovato a lambire i toni duri e sofferti del miglior Blaze.
"Ghost Dog" è il primo brano a concedere un attimo di requie ma dopo poche battute mostra la sua vera anima, epica e battagliera; tocca quindi alla breve "The Soul of My Katana" introdurre uno dei momenti portanti dell'album, "Shichinin No Samurai", nelle cui battute iniziali sono il basso di Nicola Pirroni ed a ruota il drumming insistito di Daniele Ferru a tirare la volata alla band, alle prese con un ottimo refrain ed alcuni passaggi fortemente maideniani. E gli Holy Martyr non mostrano poi segni di cedimento nè con la speedy "Takeda Shinchen" e nemmeno su "Kagemusha", la più lunga e
cinematografica dell'album dove, nell'evocativo break centrale, troviamo lo special guest Roberto Tiranti. Ed a proposito, al disco ha preso parte, su un paio di brani, anche un altro ospite, il cantante degli ottimi Red Warlock, Marco Piu.
Mancano ancora due pezzi alla conclusione del disco, nell'ordine la veloce ed arrembante "Sekigahara" ed infine "Zatoichi" più quadrata ma sempre nelle corde degli Holy Martyr.
Solidi... Heavy... Epici... come pochi altri!
Invincibili. Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it...