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Firewind giungono al loro secondo album conservando lo stile del debutto, "Between Heaven and Hell", ed assorbendo senza problemi la sostituzione del 50% della band, che ha ora una nuova sezione ritmica composta dal bassista Petros Christo (ex Breaking Silence) e Stian Kristoffersen (batterista dei Pagan's Mind). Sono ovviamente rimasti i due musicisti principali, il singer Stephen Fredrick ed il chitarrista e songwriter Gus G., il quale, tra Dream Evil, Mystic Prophecy e svariate altre collaborazioni, è riuscito a non trascurare i Firewind. Non sono state nemmeno trascurate le soluzioni adottate sul primo album, a metà tra il classico metal ed il power/speed americano degli anni '80. Scelte rielaborate nell'ottica delle melodie tipiche del Power Metal Svedese e con un tocco di Running Wild (evidente su "Burning Earth"), anche perché Stephen Fredrick continua a ricordarmi parecchio Rock'n'Rolf. "Steal Them Blind" è la tipica opener, si apre con tuoni e parte narrata e poi lascia la scena alla doppia cassa di Kristoffersen ed all'ottima interpretazione di Stephen Fredrick. Si raddoppia con "I Am The Anger" cantata in maniera più arrabbiata, mentre l'epicità trova invece sfogo sull'epica "Immortal Lives Young", ed anche se il riff principale riecheggia troppo gli Hammerfall, rimane uno dei pezzi migliori dell'album. Gus allenta le briglia alla sua chitarra nello strumentale "The Fire And The Fury", un susseguirsi di passaggi neoclassici, thrashy e sopratutto un finale melodico degno del miglior Alex Skolnick. "You Have Survived" è un brano dove è subito riconoscibile il trademark dei Firewind, così le sorprese arrivano da "Brother's Keeper". Non si tratta fortunatamente di una ballad ma di hard rock melodico, ottimamente sviluppato, musicalmente e a livello vocale, con uno Stephen sorprendente e persino ammiccante a livello di refrain. Si accelera nuovamente poi con "Waiting Still" dove sono evidenti, sopratutto a livello di refrain, i tentativi di cercare soluzioni diverse dal solito. I Firewind non ci provano nemmeno su "The Longest Day", un classico lentone ben interpretato e tuttavia non troppo convincente. La resa sonora è invece delle migliori, con la produzione curata da David Chastain ed il mixaggio da Fredrik Nordstrom, peraltro compagno di Gus nei Dream Evil. Consigliatissimo.
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