A distanza di quattro anni dall'album "Rotten dark" tornano con un cd nuovo di zecca i torinesi Tronus Abyss, nome di culto della scena apocalyptic/black italiana che adesso si ripresenta con un sound che si è rinnovato ma che è ugualmente meritevole di attenzione. Il nuovo corso della band non è legato tanto a un genere in particolare quanto a una molteplicità di stili che si sommano l'uno all'altro e danno corpo a brani che, nel loro insieme, tutto sono tranne che "normali" o "tradizionali". Una delle caratteristiche che mi inducono a definirli così sta nel fatto che, ascoltandoli, si possono cogliere facilmente riferimenti all'industrial, al dark ambient, al neofolk e a quel genere di confine che potrei chiamare (usando un termine molto generico) musica sperimentale. Il tutto è spesso accompagnato da testi in lingua italiana declamati dal vocalist Atratus: sono proprio questi ultimi a rappresentare l'altro elemento determinante di "Kampf", quello cioè che insieme al resto rende questa release un episodio piuttosto originale. Il disco si apre con la titletrack, una sorta di ballata dall'incedere quasi marziale, e prosegue con "Mabuse" e "L'eredità del cinghiale", due brani che descriverei come symphonic ambient. Con l'ottima "Funeral" si passa invece a sonorità death-industrial (anzi, per la verità sembra di essere in presenza di una sorta di techno industrial rallentata, che dà origine a qualcosa di molto simile ad una cantilena oscura), che nel pezzo successivo lasciano spazio ad alcuni richiami alla musica medievale, anche se le voci sono perfino più perverse e diaboliche di quelle che caratterizzavano il brano precedente. "Radio Europa MMII" è invece uno strumentale molto più melodico delle tracce appena citate, mentre "Epilogo" ricorda un po' gli intermezzi tipici dei lavori dei Der Blutharsch, cioè quei brani estratti da vecchi dischi e manipolati in maniera tale da renderli parte integrante di un contesto totalmente diverso da quello di provenienza. In "Journey" si tornano ad esplorare territori death-industrial, ma con un approccio che gioca molto sulla sperimentazione sonora, mentre "Moti ragnarokum" (originariamente scritta da Varg Vikernes) ha un incedere maestoso ed è contraddistinta da sonorità neoclassiche. Nel complesso si può quindi parlare di un ritorno in grande stile, grazie al quale i Tronus Abyss potranno ampliare di parecchio la cerchia dei loro ascoltatori.
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