Ammetto che avevo perso la speranza di poter ascoltare di nuovo, dopo una decina di anni buoni dagli ultimi lavori veramente validi, un album di nu-metal/crossover come Dio, o chi per lui, comanda. E il fatto che questo album sia il debut di una band italiana non fa che aumentare il mio piacere nell'ascolto e nella recensione.
Gli
Onelegman nascono nel 2003, dall'unione di 4 menti malate proveniente dall'underground italiano. Menti malate in senso buono, non me ne vogliano, ma scegliere certi nicknames è davvero una simpatica genialata, che dal punto di vista del sottoscritto (risaputamente una mente altrettanto malata) li fa partire un passetto avanti rispetto a tanti gruppi, dato che non prendersi sempre troppo sul serio è un bel modo di approciarsi al mondo della musica.
Ma oltre alla simpatia dilagante, gli
Onelegman sanno fare anche della gran bella musica: come dicevo in fase di presentazione, nu metal e crossover, qualcosa che ricorda in più frangenti gruppi che hanno fatto la storia del genere, in particolare grazie alla qualità e alla capacità del
Chupacabra di "travestirsi" a seconda della canzone, caratterizzandone ognuna in maniera davvero particolare, con grande carisma.
Ed è così che "
Enn" sembra uscire da un disco dei
KoRn e Chupacabra assume le sembianze di Jonathan Davies, salvo svestirne i panni per la successiva "
Black Lamb", dove nel finale sembra addirittura di sentire echi di Burton C. Bell dei
Fear Factory, passando per una "
Naked Heart" dai tratti affini ai
Foo Fighters.Con "
Dream On" invece i toni almeno all'inizio si spostano più sull'ambient, ricordando moltissimo "Avalon", l'ultimo lavoro solista di Sully Erna, il vocalist dei
Godsmack.
Ed è proprio ai Godsmack a mio parere che gli
Onelegman devono il maggior tributo, sia nelle parti più tranquille sia in quelle più sostenute, con la voce di Chupacabra a ricordare spesso e volentieri quella splendida di Erna.
Il tutto permeato da un'atmosfera particolare, a tratti "gioiosa", a riprendere l'allegria e un pizzico di follia propria di gruppi quali
System of a Down e soprattutto
Dog Fashion Disco, più volte richiamati durante i 30 minuti che compongono "
The Crack". A monito, ascoltare l'ottava traccia "
Vortex", personalmente la mia canzone preferita del disco.
A corollario, ma ovviamente non meno importanti, sono le prestazioni assolutamente perfette dal punto di vista tecnico di
Mr. Mastermind alla batteria, di
Low Pressure al basso e soprattutto di
Chicken Breast alla chitarra, capaci di passare da vere e proprie parti schiacciasassi a momenti più delicati, come la già citata "
Dream On".
Insomma, in conclusione un disco che mi ha fatto ritornare indietro nel tempo, anche se solo per 30 minuti. Ma quei 30 minuti sono ripetibili tutte le volte che voglio, quindi dov'è il problema? Se volete anche voi fare un salto negli anni d'oro del nu metal e del crossover, mantenendo un bel sorrisone sulla faccia, correte a comprarvi "
The Crack" degli
Onelegman!
Quoth the Raven, Nevermore..
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