Sesto album in 30 anni per i
Gallows Pole, gruppo austriaco mai veramente giunto all’onore delle cronache e mai in grado di ritagliarsi una propria proposta musicale definita e riconoscibile. A solo un anno di distanza da un disco molto vicino all’hard rock degli AC/DC come Revolution, infatti, il combo germanico ci offre un album abbastanza lontano da quel genere, con diversi richiami al rock anni ’70 e al metal degli albori.
A dominare il tutto, una voce pacata e ottima per il dark, ma non certo per il rock/metal, che purtroppo non riesce a dare la spinta necessaria a brani già di per sé poco trascinanti. In realtà, però, immaginando il tutto con una voce alla Plant, sicuramente ne verrebbe fuori qualcosa di più interessante. Unite i problemi vocali con un songwriting poco ispirato, pezzi lenti e decisamente troppo prolissi e una produzione buona per quando c’era ancora il Carosello e avrete questo disco, che a mio parere non raggiunge la sufficienza in praticamente nessuna delle sole otto canzoni proposte. Un peccato, perché la direzione Seventies è una strada che può dare parecchie soddisfazioni sia a chi suona che a chi ascolta, ma i Gallows Pole non riescono a tirare fuori niente in grado di rievocare i fasti di quell’epoca.
Insomma, un album trascurabile. Se invece volete dargli una possibilità, la ballad
A Big Mistake e le zeppeliniane
Do You Remember e
Mothership Is Coming possono darvi un’idea.
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