Avete presente il detto secondo cui
l'abito non fa il monaco?
Tra i promo da recensire figurava sempre un cd con un uomo in copertina che suonava una Gibson. Le maledizioni verso chi mi ha spedito tale cd si sprecavano, così come la promessa di rimandarlo al mittente con qualche sorpresina poco gradita.
Poi, ci sono giornate in cui finalmente ti decidi a fare il fatidico passo. Prendi l'album della
Judge Band dalla pila di promo, lo scarti, lo inserisci nel lettore cd un po' sbuffando e metti play. A quel punto, tutte le convinzioni che avevi fino a quell'istante crollano rovinosamente: la
Judge Band è fantastica!
Parliamo di un rock tipicamente americano, fatto per locali frequentati da bikers e camionisti, biondone vestite in pelle e interminabili sfide a biliardo tra la coltre di nebbia del fumo di centinaia di sigarette. Un buon approccio musicale si traduce in rimandi a
Bruce Springsteen e
Bryan Adams, passando per gli ultimi
Lynyrd Skynyrd, alternando canzoni più soffici come
Goodbye e l' opener
Betterman, alla forza del rock sudista in stile
Nashville Pussy in pezzi come
Roxy e
Rhino.
Il suono è potente, la Gibson graffia e l'impronta rock viene di tanto in tanto macchiata da contaminazioni blues, come accade in
Take me Back.
Fate come me, mettete da parte i pregiudizi ed ascoltatelo.
Ne varrà senz'altro la pena.
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