Uno stile diretto, urgente, distorto ma non troppo sembra essere la priorità artistica dei
Trigger Boys, emergente band abruzzese autrice di questo gradevole
4-tracks autoprodotto.
La ricetta è abbastanza semplice e collaudata: punk, rock n’ roll e appena un pizzico attitudine vagamente
trashy, costituiscono l’ossatura di un sound tanto risoluto quanto caldo e passionale, capace nei suoi intrecci chitarristici, vocali e ritmici di sposare le antiche radici britanniche
settantasettiane con la scuola americana, aggiungendo al
ménage una ricerca di “istantaneità” perentoria senza essere particolarmente ingombrante.
Niente che non sia già stato fatto da Social Distortion, Adolescents, Rancid, Bad Religion, The Bones e Screeching Weasel, eppure anche questa versione della formula
made in Sulmona funziona egregiamente, riuscendo a conquistare l’attenzione e a lasciarsi ascoltare con piacere, sebbene l’esiguo minutaggio di “Destination nowhere” non rappresenti il banco di prova più efficace per valutare la tenuta di tali soluzioni espressive sulla lunga distanza.
A dire il vero, un labile difetto di varietà già trapela anche nei soli dodici minuti scarsi del dischetto e tuttavia il notevole gusto melodico, una discreta carica emozionale e una palese
autenticità finiscono per compensare la carenza, regalando al pubblico degli appassionati quattro nuove elaborazioni di temi noti, con l’opener “Watch your city”, fresca e accattivante e “Just before”, ruvida e vibrante ballata
rootsy, sottolineata dall’intenso contributo dell’armonica, a delineare i momenti più convincenti del breve programma.
La direzione è chiara, la
destinazione un po’ meno … il rischio di scadere in una situazione “di maniera” è sempre piuttosto incombente … solo il futuro, con un auspicabile accertamento su una base maggiormente corposa di materiale a disposizione, potrà essere illuminante da questo punto di vista.
Per ora, mi limito ad un prudente “non male” …
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