Sono sempre più convinto che i Mago de Oz siano, ad oggi, la migliore band espressa dalla Spagna in campo metal. Non sarà certo il loro quinto album in studio a farmi cambiare idea, anche se devo ammettere che nonostante l'elevato valore del Cd in questione, Txus e i suoi cabrones (da segnalare l'inserimento in formazione del nuovo bassista Sergio) nell'occasione non si sono superati. L'album è ottimamente suonato e prodotto, José canta bene come non mai, lo spirito, dissacrante e sarcastico, dei Mago de Oz è in bella evidenza, ma... ma...
Mancano quelle atmosfere pagane e "danzerecce" che a mio parere cedono non poco terreno ad un approccio molto più seventies e orientato alle tastiere che in passato, limitando così i passaggi legati alla musica celtica e folk. Ovviamente viene mantenuto il cantato in spagnolo, ed a livello lirico siamo di fronte ad un concept album incentrato sugli intrecci di due vicende avvenute nel "Nuovo Mondo" ma in epoche diverse, una ai tempi attuali e l'altra attorno al 1500, una storia che viene comunque dettagliata sul DVD che accompagna la versione definita dell'album. La vicenda e l'album prendono il via con la titletrack che segue un'intro (di rito...) e si distende per 11 minuti dove alcuni slanci non possono non ricordare i Deep Purple, paragone accentuato dall'utilizzo di un Hammond. Fa piacere ritrovare anche quei suoni folk che qui si combinano con il piano, mentre trovo veramente azzeccato l'inserimento di una preghiera (l'argomento del brano è quello già sviscerato dalla maideniana "Halloweed Be Thy Name: gli ultimi momenti di un condannato a morte) con quegli acuti alla Ian Gillan di sottofondo. Hammond in evidenza pure sulla successiva "'La Conquista", dove il riffing e l'assolo di chitarra sono invece di chiara scuola Iron Maiden. Tra una sfumatura e l'altra l'album scorre velocemente e si fa ascoltare con piacere, con un occhio di riguardo per "La Costa Del Silencio " (un po' la nuova "Fiesta Pagana"), una ballad celtica e malinconica davvero coinvolgente. Non mi esaltano invece la seventies "El Arbol de la Noche Triste", le lente "Rosa de los Vientos" e "Si Te Vas " ed anche lo strumentale "La Leyenda de la Llorona", dove si intravedono dei Mago de Oz sin troppo scolastici. Più sanguigne invece "Van A Rodar Cabezas" (grandi spazi per l'Hammond) e "El Atrapasueños", sopratutto si finisce alla grande con "La Verganza De Gaia" che si affianca idealmente (per durata, qualità e resa) alla titletrack e che mette sul piatto delle stupende parti strumentali e dei pregevoli assoli. Con "Gaia" direi che i Mago de Oz hanno privilegiato un altro aspetto della loro proposta sonora, dovranno solo trovare la giusta quadra e quel punto avranno ben pochi rivali. E non solo in terra di Spagna.
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