Una colata metallica di thrash metal tecnicissimo. E la recensione di
"Chaos Of Forms" degli americani
Revocation potrebbe chiudersi qui, se non fosse che quel poco di professionalità che risiede in questo corpo dal naso adunco mi costringe ad essere maggiormente esausitvo: giunti ormai al terzo disco in studio, questi quattro americani hanno una loro visione del thrash metal assolutamente particolare che personalmente ritengo sia anche una delle poche attuali e coerenti con i nostri tempi. L'impianto dei pezzi è molto tecnico e prevede diversi cambi di tempo e il susseguirsi di riff complessi, ma oltre a ciò i Revocation si divertono a buttare nel calderone anche qualche spruzzata di altri generi, come death metal (in misura minore), hard rock o funky, questi ultimi soprattutto in fase solistica dove emerge la classe ed il gusto delle asce di Gargiulo (no, non quello che fa da spalla al commissario Giraldi nei film di Corbucci...) e Davidson. Nonostante l'alto tasso tecnico infatti, i soli delle due chitarre non si lasciano mai andare a mere dimostrazioni di bravura, ma compiono una vera e propria ricerca melodica che li rende molto piacevoli da ascoltare. Brani come l'opener "Cretin" (mal di collo da hedbanging garantito), "Cradle Robber" o la contaminata "Robber" con tanto di parte funkeggiante e assolo sul finale, la storta "Chaos Of Forms", "Beloved Horrifier" o "The Watcher" (con assolo di tastiera!) sono forse i più rappresentativi di un disco come questo, complesso e composito in maniera tale da richiedere più ascolti per entrare nella visione musicale dei Revocation.
La band americana è riuscita quindi nell'intento di coniugare il thrash metal con la matrice sempre più tecnica del metal moderno. A detta di chi scrive questo è l'unico modo sensato di intendere il thrash nel 2011, non scimmiottando i grandi del passato ma attualizzando i loro insegnamenti.
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