Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:38 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. WHAT ONCE WAS AND WILL NEVER HAPPEN AGAIN
  2. NOVEMBER NIGHTS INSOMNIA
  3. COLD SPRING
  4. NINETEEN WINTERS FAR AWAY FROM HOME
  5. STAR CATCHER
  6. BURNT LETTERS
  7. ABOUT WHICH AND OLD HOUSE DREAMS

Line up

  • Neige: vocals
  • Roman: guitars
  • Krechet: bass
  • Vlad: drums, keyboards
  • Thurios: guitars

Voto medio utenti

"Se c'è la chiave, deve pur esserci una serratura da aprire.."

E come previsto dall'Alice di Carroll, la serratura effettivamente c'è, e apre le porte di un mondo fantastico, un mondo di streghe, fate, animali parlanti, un mondo in cui il figlio del carpentiere ottiene la mano della principessa e al principe tocca un ranocchio.
"Tales of Wanderings" è tutto questo e molto altro, ed è in grado di trasportarci nei recessi più intimi della nostra infanzia, seppur seppur velandoli di malinconia e tristezza, come la splendida copertina lascia peraltro intuire.

Old Silver Key
è il progetto parallelo di Roman Saenko degli ucraini Drudkh e di Neige, 26enne cantante e polistrumentista francese di Alcest e Lantlos, oltre che di una mezza dozzina di altri gruppi. Considerate le premesse, qualcuno potrebbe pensare a un ritorno alle origini per Neige, origini che lo vedevano immerso fino al collo in ambito black metal, in questo caso favorito dalla presenza dei Drudkh al gran completo, risaputamente gruppo black metal per eccellenza. E invece Neige riesce a infondere nell’anima degli Old Silver Key il suo presente orientato più allo shoegaze e al post-rock, abbandonando quasi del tutto le atmosfere black metal che qua e la facevano ancora capolino ad esempio in “Ecailles de Lune”, dedicandosi principalmente ad un post rock intimo, riflessivo e malinconico.
E’ innegabile che la sua voce sia il filo conduttore di tutti i brani, esclusa l’evitabilissima e confusionaria strumentale “Nineteen Winters Far Away from Home”, mentre i suoi compagni risultino semplicemente dei buoni comprimari, musicanti che accompagnano un narratore etereo, quasi angelico, così come il suo nickname lascia peraltro trasparire.
Chiaro esempio è “Star Catcher”, con la sua melodia quasi ipnotica, al limite tra il progressive e l’indie, che finirà con l’entrarvi dritta nella testa e nel cuore, staccando un po’ dalla tetraggine che permea il resto dell’album, risultando a tratti allegra e spensierata. Malinconia che invece torna a farla da padrona con la splendida “Burnt Letters” (che vince la palma di migliore del disco) e con “About Which An Old House Dreams”, che mi ha addirittura ricordato echi lontani di Pain of Salvation e Opeth, bellissime canzoni che chiudono in bellezza il trittico finale di questo disco.
Come suggerito in precedenza però, una piccola componente black metal, in particolare in alcune sfuriate di chitarra e batteria, spiccano in diverse canzoni, rovinando e alterando in maniera percettibile l’atmosfera di tranquillità creata con tanta perizia da Neige. Questo contrasto è di difficile comprensione, se non che i Drudkh abbiano voluto “dire la loro”, non riuscendo a spogliarsi del tutto del loro oscuro biglietto da visita. Il risultato può essere a tratti fastidioso, ma niente di irreparabile a mio modo di vedere, data la qualità generale di “Tales of Wanderings”.

In conclusione un buon album d’esordio di una band che, com’è ovvio che sia, è nel pieno della ricerca di un’identità propria, che non sia soltanto lo scontro ideologico di due gruppi distinti. Il risultato finora è decisamente positivo, anche se sono dell’idea che si possa fare molto di più. Attendiamo quindi il secondo album, fiduciosi che la vecchia chiave d’argento possa aprirci molte altre porte. Ma come per ogni porta, non tutti riescono a passarci senza abbassarsi..

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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