La mia scoperta della musica di Ritchie Kotzen è avvenuta, credo, nel modo migliore: assistendo ad un suo concerto. Affascinato dal grande talento alla sei corde, dalla vocalità estremamente versatile e dalla commistione di rock, funk e soul che contraddistingue il suo stile, mi sono poi avvicinato alla sua discografia, scoprendo vere e proprie perle rare firmate da questo simpatico ometto che definire semplicemente “guitar hero” appare quantomeno riduttivo.
Questo nuovo e atteso (almeno da me)
24 Hours prosegue sulla strada già percorsa con i lavori più recenti, senza offrire nulla di epocale ma anche senza rompere il legame con quanto di ottimo fatto in passato e regalando un’oretta rilassante e suonata alla grande. Si parte con la funkeggiante title-track, bisognosa di un paio di ascolti per essere ben assimilata ma già portatrice di un assolo clamoroso, seguita dalla saltellante
Help Me, con una parte centrale strumentale di gran classe e un ritornello potenzialmente in grado di far muovere mani e fianchi di interi stadi. Con
OMG si procede sulla stessa falsariga, pur rimanendo un po’ indietro quanto ad efficacia, anche se l’arrangiamento strumentale è veramente da fenomeni. La prima prova maiuscola a livello vocale arriva invece con
Get It On, trascinata da un riff portante settantiano e sempre infarcito da un gradevole gusto funky. Più rock è
Love Is Blind, sofferta semi ballad elettrica dal grande appeal: molto USA e molto
gigiona, anche se la parte centrale rifiuta qualsiasi richiamo commerciale, perdendosi in un assolo articolato e nervoso. Si rimane in ambito melodico con il radio single
Stop Me (che poi, vabbè…magari le radio passassero pezzi così!) e il suo fantastico guitar solo, che comunque non ruba spazio a melodia e refrain davvero efficaci. In chiusura di album, invece, due filler (o quantomeno due canzoni trascurabili rispetto al resto) come
Bad Situation e
Tell Me That It’s Easy, intervallati da due clamorose song. La prima è il blues lento di
I Don’t Know Why, in cui fa capolino anche tutta l’anima soul di Ritchie. Delicata, commovente, intensa e non banale, seppur già sentita: ballad perfetta per le vostre serate in dolce compagnia o per i momenti di “saudade”. Sperando che le vostre performance amorose non durino il tempo di una canzone, potete iniziare a comporvi una bella compilation unendoci tranquillamente anche la conclusiva acustica
Twist Of Fate, che avvolge tutto con una magica aura melodica e malinconica.
Indicato per i fan di Ritchie, indicato per i fan del rock di qualità e anche per i più aperti di mentalità. Certo, se conoscete Kotzen solo per i trascorsi con Mr. Big e Poison, forse è il caso di evitare e di partire dai primi album solisti per conoscere l’anima nobile di questo grande artista. Per quanto mi riguarda, siamo di fronte a un disco da promuovere a pieni voti che vi invito ad andare a sentire. A inzio 2012 sarà anche in Italia per un paio di date, non fatevelo scappare: dal vivo la magia aumenta a dismisura e avrete la possibilità di vedere da vicino un chitarrista/cantante di talento cristallino.