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The Catechism of Depression".
Gloriosi ed illuminati lettori di Metal.it, che musica potranno mai suonare i
Mournful Congregation?
Il funeral doom metal più nero, disperato, agonizzante che possa essere concepito, ovviamente.
Noi abbiamo un'immagine distorta dell'Australia: feste sulla spiaggia, belle fighe in costume che bevono birra intorno ad un fuoco e che dopo un po' la smollano (a turno, così fanno contenti tutti) al primo che gli rompe le scatole, un clima sempre mite tendente al caldo, zero crimine, tanti servizi, natura incontaminata.
Macchè.
I Mournful Congregation ci mostrano da ben 14 anni l'altra faccia della medaglia, tutta l'angoscia ed il dolore che ci viene provocato dal vivere in un posto così immondo ed abbandonato da Dio e lo fanno con tutti i crismi del genere: pochi brani (4), durata media degli stessi altissima (quasi 20 minuti, con il picco dei 33 TRENTATRE' della title track), riffs lentissimi e monumentali ripetuti ipnoticamente per ore ed ore, brevi ma lancinanti inserti acustici, ad accrescere ulteriormente la malinconia, nel caso in cui non abbiate già pronta la corda per appiccarvi.
Come avrete intuito il disco "
The Book of Kings", il quarto della loro carriera, mantiene tutte le premesse, è ben riuscito e colpisce nel segno, garantendo un funeral doom di qualità e di gran classe, specialmente nei momenti di "apertura", quando esplodono gli assoli piangenti e taglienti, in contrasto col growl più profondo ed apocalittico.
Unica pecca una produzione un po' troppo ovattata e chiusa, che non garantisce un'adeguata potenza alle sopracitate chitarre e che mortifica un po' i suoni della batteria, rendendoli troppo da demotape, ma roba di poco conto che non va ad inficiare il risultato finale.
Ahab e specialmente i formidabili
Longing for Dawn sono le band che principalmente e subitaneamente mi vengono da accostare a questi australiani che raccomando a chi ama crogiolarsi nell'auto commiserazione, in attesa della visita della nera falce mietitrice.
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