I Monstrosity sono un pezzo di storia del Death Metal, di quello con le iniziali maiuscole e, se ancora foste a digiuno, vi consiglio di, prima ancora di leggere quello che segue, procurarvi la discografia completa della band o, almeno, i primi due capitoli "Imperial Doom" e "Millennium". Detto questo, bisogna fare mente locale a quello che sono i Monstrosity nell'anno di grazia 2004, il che non è propriamente come dire che sono la miglior band del pianeta. Ma andiamo con ordine, il disco si presenta molto più diretto rispetto al precedente "In Dark Purity", con pezzi che quasi mai, tranne 10 e passa minuti dell'ultima traccia, si allungano più del necessario verso propaggini e prolissità inutili, le composizioni sono tutte tirate e abbastanza oscure, la brutalità risiede soprattutto nelle vocals del nuovo singer Sam Molina e la band è brava a fornire la solita eccelsa prova tecnica. Alcune cose non mi convincono ma, e come potrebbe essere diversamente, sono cose molto soggettive, cose che comunque un fan della band quale sono non può ignorare. Innanzi tutto le songs sono tutte su un buon livello ma non ce n'è nessuna che possa ricordarsi quale memorabile, forse la title-track, e molto spesso privilegiano riffs e patterns che più hanno a che fare con gli Slayer che con il death metal come lo s’intende oggi. E' lampante il legame che lega la band al sound originario d’inizio anni '90, un sound affascinante, leggendario, ma che forse avrebbe bisogno di una bella svecchiata. Stiamo parlando di un sound che è sì molto più tecnico e suonato, ma che poco lascia alla brutalità nuda e pura, eccettuate le vocals, preferendo rallentamenti soffocanti e claustrofobici, assoli heavy e mid-tempos cadenzati sui quali ogni tanto il leggendario batterista Lee Harrison, unico membro fondatore della band, ricama le sue accelerazioni devastanti, talvolta penalizzate da una produzione non eccellentissima. Quello che manca a questo disco è una buona dose di creatività e di voglia di spaccare veramente il culo. A me sembra più un disco per i fans della band che per i fans del death metal a 360°. Non sto parlando di un disco brutto, lungi da me, sono ancora poche le band che possono ergersi all'altezza della bravura e della storia dei Monstrosity, però diciamo pure che l'attesa di 5 anni per il nuovo disco non è valsa decisamente la pena per chi si aspettava un disco in linea coi tempi. Mi aspettavo di più, forse è solo questo il problema o forse il problema è che mi aspetto sempre un'evoluzione verso sonorità più moderne. Ecco il punto, i Monstrosity in questo "Rise To Power" celebrano una sorta di tributo al leggendario "floridian death metal", con una classe e una padronanza che solo poche altre bands possono vantare. In fondo i maestri sono loro e a noi non resta che imparare l'ennesima lezione. Noblesse oblige.
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