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The Morning After sono quattro ragazzi inglesi, qui al loro secondo album, e la cosa che più mi sorprende piacevolmente è proprio la proposta musicale del combo britannico. Immaginate di mescolare insieme una solida base AOR con il metal moderno degli Avenged Sevenfold, prendendo il meglio delle due: questo è quello che vi ritroverete ad ascoltare, se acquisterete “
Legacy”. L’esempio perfetto potete ascoltarlo in calce alla recensione: “
Into the Fire” è l’epitome del sound dei The Morning After: partiture ariose, solido hair metal di sottofondo e vocals acute e melodiche sapientemente intervallate da screams e scariche chitarristiche rocciose e potenti. Davvero un connubio ben riuscito, per una band che sin dall’esordio aveva attirato su di sé le attenzioni della stampa internazionale, Kerrang in primis. L’album ha la fortuna di presentare un buon numero di trace convincenti (“
America”,
These Hills have Eyes”, la potente "
The Witch is on my Back", e potremmo andare avanti ancora per molto), anche se un paio di episodi (mi viene in mente la lunga “
Streams of Stars”) rischiano di risultare troppo prolissi, per una band che dovrebbe puntare tutto sull’immediatezza e la fruibilità della sua musica. Poco male, comunque: “Legacy” è uno di quei dischetti che ha l’invidiabile pregio di scorrere via piacevole e divertente, complice una produzione potente e delle canzoni decisamente convincenti, nella stesura e nell’esecuzione. Di nuove leve come queste ce n’è sempre bisogno, proprio per svecchiare sottogeneri che rischiano, a volte, di rimanere intrappolati nei propri cliché. Pollice dunque decisamente alzato per i The Morning After, che sanno conquistarti con la loro energia fresca e piacevole, ideale ponte tra le tradizioni dell’hard rock ed il futuro del metal moderno. Bravi!
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