Non sono ancora completamente a livello dei migliori esponenti dell’hard melodico mitteleuropeo, ma possiamo tranquillamente affermare che gli
Human Zoo di “Eyes of the stranger” non lesinano energie e determinazione nel tentativo di raggiungere Bonfire, Fair Warning, Zeno, Mad Max, Axxis, Pink Cream 69, Gotthard e
compagnia cantante, tutti impegnati, tra l’altro, nello sforzo di emulare l’inossidabile grandezza degli Scorpions, autentici capostipiti del settore.
Un terzo disco piuttosto valido, quello realizzato da questo valente sestetto di Balingen, che consegna all’impiego pressoché costante di un intrigante sax tutte le sue velleità innovative e tuttavia è capace di trattare la materia con competenza e maturità, alternando con sapienza atmosfere ad ampio respiro e chitarre assai incisive in un sound al contempo raffinato, emotivo e roccioso, seguendo con diligenza i magici dettami del
class metal, intrecciato di
AOR e vissuto con una sensibilità tipicamente alemanna.
Credibili nel loro incarico di nuovi ambasciatori del
melodic rock in salsa “crucco-yankee”, gli Human Zoo, pur non allontanandosi da un modello compositivo piuttosto familiare e collaudato, sapranno ammaliarvi con il tocco vagamente sinistro di “The answer” (introdotta da una vocina fanciullesca che annuncia "
Mom, mom! There's a man at the door! When I asked him what he wanted, I was looking in the eyes of the stranger..." brrr …) o con le vibranti suggestioni della bella
title-track, investirvi con il dinamismo e i muscoli di “Welcome to paradise”, farvi cantare e fremere con la grinta e il gusto
anthemico di “Gimme your time”, “To the top” (Ratt, V2 e Quarterflash in un’unica canzone?), “Fall in love”, “World behind you”, “Want it - love it - like it” e “10.000 years ago” (banalotta, invero, …), e pure illanguidirvi con “Everything changes” (una ballad un po’ alla Bad English/John Waite, purtroppo solo un
po’ …) e “Hold & care”, mentre quello che non riusciranno verosimilmente a mettere in pratica sarà convincervi fino in fondo di aver trovato un gruppo in grado di fornire un contributo davvero essenziale e distintivo alla “causa”.
Un prodotto degno di un giudizio ampiamente positivo, per il quale si può fare largo uso di aggettivi quali
interessante e
piacevole, ma anche un disco abbastanza lontano dall’eccellenza, la cui acquisizione appare comunque alla portata dei nostri se solo riusciranno a rendere leggermente meno convenzionale la loro “versione dei fatti” … e grazie alla caparbietà tipica della razza germanica chissà che un ruolo da autentici protagonisti non rappresenti, a breve, il
luminoso destino dei valenti Human Zoo.
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