In My June, è una formazione indie-acustica tutta italiana.
Sono in tre, due chitarre, una delle quali è anche la voce principale, e un violoncello... atipico ma perché no?
Blind Alley è il loro album di esordio, dieci tracce tutte acustiche, ben suonate (eccetto forse alcune piccole dissonanze che sulle prime assomigliano in modo imbarazzante a stonature e scordature), ben registrate, ottimamente mixate e masterizzate.
Tecnicamente il lavoro denota esperienza e una gran voglia di proporsi, non c'è dubbio!
Peccato che sia uno dei dischi più noiosi che io abbia mai avuto il modo di ascoltare.
Dopo un brano o due, e devo aggiungere tutti troppo simili tra loro, tutta la sonorità del trio è già stata sviscerata e non riesce a raccontare nulla di più.
Pecca notevole è sicuramente la voce principale, stentata, sfiatata, a tratti lievemente stonata, che durante tutto il susseguirsi delle varie tracce, non esprime altro che una penosissima sfiatata e straziante disperazione, come potrebbe essere quella di un uomo condannato trascinare i cadaveri dei suoi due compagni di avventura attraverso un desolato ed infinito deserto.
In definitiva questo non è un disco che ti fa pensare alla tristezza; questo è un disco che te la fa venire... ed in certi tratti pure frammista ad angoscia.
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