Verdena - Il Suicidio Dei Samurai

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:49 min.
Etichetta:Blackout
Distribuzione:Mercury

Tracklist

  1. LOGORREA
  2. LUNA
  3. MINA
  4. BALANITE
  5. PHANTASMA
  6. ELEFANTE
  7. GLAMODRAMA
  8. FAR FISA
  9. 17 TIR NEL CORTILE
  10. 40 SECONDI DI NIENTE
  11. IL SUICIDIO DEI SAMURAI

Line up

  • Alberto Ferrari: vocals-guitars
  • Luca Ferrari: drums
  • Fidel Figaroli: keyboards
  • Roberta Sammarelli: bass

Voto medio utenti

Verdena capitolo terzo. Ne è passato di tempo da "Valvonauta", il trio, divenuto quartetto con l'ingresso del tastierista Fidel Figaroli in pianta stabile, passato attraverso i sentieri della psichedelia con "Solo Un Grande Sasso" del 2001, fa un passo indietro e con "Il Suicidio Dei Samurai" recupera parte dell'immediatezza dell'omonimo esordio targato 1999 che impose la band bergamasca come una delle realtà più belle e convincenti del rock italiano. Ne "Il Suicidio Dei Samurai" si respira tutta la potenza sonora ormai personale ed inconfondibile, nulla di rivoluzionario intendiamoci ma reso in una chiave talmente personale da essere divenuto indelebile 'marchio di fabbrica'. I Verdena stavolta hanno lavorato in proprio seguendo il sentiero dell'autoproduzione, ed a conti fatti la scelta risulta vincente se è vero che il disco appare omogeneo, una rigorosa architettura ricca di sfaccettature e colori. Il ritmo parte forte con la sincopata "Logorrea" ed il singolo "Luna", un ritornello costruito alla perfezione per attaccarsi nel cuore; è però nel puro lirismo poetico di "Mina", nel cupo minimalismo di "Balanite" che forse i Verdena appaino più convincenti, riuscendo comunque a colpire come un pugno quando il suono si addensa ed il ritmo sale come in "Elefante", perfetta sintesi di quel rock del deserto celebrato dai QotSA. Divertente il gioco melodrammatico di "Glamodrama" in cui la band gioca a fare i Muse, forse meglio degli ultimi Muse stessi; accademico l'indie rock di "Far Fisa", meglio i toni notturni di "17 Tir Nel Cortile", i cui toni dilatati riportano all'esperienza del secondo disco, un perfetto ponte per l'epilogo affidato alla titletrack, un rock mastodontico ed austero che in certi passaggi riporta ai primi vagiti del grunge. Disco denso, disco di spessore, disco che se fosse cantato in inglese e provenisse, chissà, da Seattle, potrebbe essere guardato dai critici alla disperata ricerca del 'nome da miracolo', come ennesima rinascita del rock. In realtà sono 'solo' i Verdena.
Recensione a cura di Emanuele Rossi

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