Sebbene abbiano ben sette album alle spalle, compreso quest'ultimo, di cui due usciti per la ben nota e validissima
Candlelight, gli ungheresi
Sear Bliss non sono mai riusciti ad emergere e persino all'interno del panorama black metal, tra pubblico ed addetti ai lavori, il loro nome suscita il più delle volte un bel punto interrogativo, dato che spesso nessuno ha mai avuto modo di ascoltarli.
Ed è un peccato perchè il gruppo capinatato da
András Nagy propone una delle miscele più personali ed azzeccate di tutta la scena, allo stesso tempo inventiva e variegata ma senza eccessive forzature e stravaganze; alla stregua del precedente "
The Arcane Odyssey", uscito ormai ben 5 anni fa sempre per Candlelight, la direzione musicale ed artistica del nuovo "
Eternal Recurrence" non sembra essere variata di molto, basata più che altro su un black metal maggiormente incentrato sull'atmosfera, su ritmi cadenzati, con rarissimi accenni a blastbeats o aggressività tout-court.
La voce versione black di Nagy è efficacissima, i riffs sono sempre ipnotici ed accattivanti, sebbene di facile melodia qui dentro non ci sia nemmeno l'ombra, i fiati usati nel modo giusto e nei momenti giusti conferiscono alla musica dei Sear Bliss un'aura davvero malvagia e sinistra e l'iniziale "The Eternal Quest" in tal senso è a dir poco esemplificativa.
In "
Eternal Recurrence" c'è spazio per tutto, da marce funebri marziali e solenni a cori intimisti e dark come nel caso di "
A Lost Cause", da sprazzi di freddezza lunare a calde ed ipnotiche nenie, specie sul finale del disco, con un accurato lavoro di chitarre esaltate da una produzione davvero convincente.
Solo sette brani (che Dio li benedica, o chi per lui) per poco meno di 40 minuti di musica con la M maiuscola dall'inizio alla fine, sperando che prima o poi le giuste attenzioni di critica e pubblico gli arrivino, seppure con tanti anni di ritardo: lo meriterebbero eccome.
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