Quartetto di Novara, nato come black metal band della corrente scandinava, i
Frangar propongono il secondo album, a qualche anno di distanza dall’esordio. Il tempo trascorso ha portato un’evoluzione verso una formula più contaminata, soprattutto da marcate derive punk e hardcore. I brani sono schegge violente, rabbiose, anthemiche e militanti, dove le fasi telluriche ed accelerate si stemperano talvolta in momenti più ragionati e meno estremi.
In questo caso, la definizione “militante” assume una valenza significativa, in quanto si tratta di un disco-manifesto che propaganda con forza una filosofia politico-sociale precisa, netta ed inconfondibile. Quale sia è palese sin dall’artwork, che richiama il ventennio fascista e la corrente futurista dell’epoca. Di conseguenza, i testi delle canzoni, rigorosamente in italiano, sono un susseguirsi di veri e propri slogan urlati, che inneggiano ad un ultra-nazionalismo fatto di patria, sangue e baionette.
Tante volte si è detto che le colorazioni politiche non devono influire sugli aspetti musicali, ma è altrettanto vero che in casi estremizzati come questo sia comunque doveroso segnalarlo per una corretta informazione.
Dunque si tratta di un discreto episodio di black metal moderno, dove i passaggi ad alta velocità e gli inni da battaglia si aprono anche ad altre influenze.
Logicamente il disco si rivolge prettamente ad una fascia di pubblico ben precisa, com’è consueto per i tanti lavori di nicchia.
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