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Black Inside sono una formazione partenopea, nata alcuni anni fa come tribute-band dei Black Sabbath. Componenti dall’età media piuttosto elevata, tutti già impegnati nel passato con altri progetti, ora hanno deciso di realizzare questo demo-cd, molto curato, contenente sei lunghi pezzi originali.
Visti i trascorsi musicali ci si attenderebbe qualcosa di molto doom-oriented, invece l’impronta Sabbathiana si scopre meno marcata del previsto. Si tratta infatti di un solido hard rock metallizato, di scuola ottantiana, che soltanto a sprazzi si colora di tinte fosche. Ad esempio, “Crossing the desert” e “Another me” si pongono a mezza via tra i Candlemass e certe cose soliste del compianto R. J. Dio: tempi medio-sostenuti, chitarre metal e riff asciutti, grande attenzione agli aspetti melodici, pulizia di fondo ed atmosfera con un pizzico di epicità. Questa la formula principale dei B.I., anche se troviamo un paio di episodi che provano ad esprimere ulteriori sfumature: da un lato l’imperiosa e articolata “Getsamani suite”, nella quale compaiono cenni maideniani, dall’altro la lenta ballata sentimentale “Tears of rain” che pare fatta apposta per evidenziare le buone doti del cantante Luigi Martino.
In chiusura, il mix di accelerazioni simil-speed, intervalli melodici e tensione oscura di “Zombies train”, testimoniano una volta ancora la capacità della band di amalgamare in modo coerente il differente materiale a disposizione.
Dunque, il quintetto di Napoli fornisce una prova positiva. Strumentisti rodati, stile classico in grado di soddisfare un ampio spettro di appassionati, idee convenzionali ma ben realizzate, con qualche sforbiciata qua e là ai brani c’è sostanza sufficiente per interessare una delle tante etichette del settore, presumo obiettivo primario della formazione.
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