Zebulon Pike - Space Is the Corpse of Time

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:50 min.
Etichetta:Unfortunate

Tracklist

  1. SPECTRUM THRESHOLD
  2. ECHOIC WORLDS
  3. POWERS OF THE LIVING
  4. SPACE IS THE CORPSE OF TIME
  5. TRIGON IN FORCE

Line up

  • Morgan Berkus: guitar
  • Erik Fratzke: guitar
  • Tom Berg: bass
  • Erik Bolen: drums

Voto medio utenti

Un tempo gli album interamente strumentali erano una rarità ed i gruppi che rinunciavano deliberatamente al vocalist si contavano sulle dita di una mano. Non si trattava di lacune tecniche, anche se gli appassionati più giovani sembrano pensarlo, ma del timore di non essere capiti ed apprezzati da un pubblico cresciuto nel mito delle grandi voci e dei frontman più carismatici. Circa mezzo secolo di musica hard’n’heavy è riuscita a sdoganare anche i virtuosi dello strumento, gli adepti del tecnicismo, i maniaci del barocchismo sonoro, giungendo poi ancora oltre alle formazioni che non si limitano ad accompagnare qualche “guitar-hero”, ma adottano tale formula come espressione e compattezza d’insieme.
Ovviamente è il caso degli Zebulon Pike, band del Minnesota (Usa) che pubblica il suo quarto full-lenght. Strumentale, come si è detto, nella scia di gente come Pelican, Karma to Burn, Don Caballero. In effetti, nei lunghissimi brani del disco compaiono cenni che ricordano da vicino i nomi citati. Ad esempio ci sono le strutture complesse dei primi, con un basso poderoso che funge quasi da terza chitarra; lo spesso groove dei secondi durante i passaggi più aggressivi e trascinanti; la spigolosità “geometrica” del math-rock dei terzi.
Di personale, il quartetto aggiunge un tocco di raffinatezza “avant-garde” ispirato a certa musica classica moderna, dando vita ad un’atmosfera più sofisticata ed intellettuale della media di questo tipo di lavori. Poca roba, per carità, giusto il minimo per poter essere distinti tra i vari colleghi “strumentalisti”.
Per il resto, soliti richiami al prog-rock antico ed attuale, pulsioni heavy-stoner ed interessante uso della coppia di chitarre. Sicuramente gli Zebulon Pike si confermano esecutori di buon livello, ma con l’immancabile limite di questi lavori: una pesantezza di fondo, che si accentua col passare dei minuti. Malgrado gli sforzi per variare temi, tempi, riff, situazioni, dopo un po’ le tracce si fanno indistinte e tutto si trasforma in un’unica, greve e complessa suite senza soluzione di continuità.
Perciò il presente disco è riservato a coloro che amano davvero questo genere di proposta.

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