Tre album in quattro anni: non si può dire che il quintetto tedesco degli
Hackneyed sia fra le band che se la prendono comoda fra un lavoro e l’altro. Il passaggio dalla potente Nuclear Blast alla più indie Lifeforce non sembra aver sconvolto più di tanto i Nostri (visto la giovane età del gruppo e l’immenso supporto dalla NB nel promuovere l’esordio il rischio c’era) tanto che, al momento in cui scrivo, “Carnival cadavre” sarà già disponibile dai vostri fornitori preferiti.
Album, che è bene dire subito, è una ciambella a cui non è venuto il buco, la band teutonica ha deciso di puntare tutto, troppo, su composizioni dal groove catchy dalle tinte deathcore.
Per quasi un’ora, tanto dura “Carnival cadavre”, siamo travolti da canzoni che si somigliano terribilmente l’una con l’altra e che nel complesso, sono altamente prolisse e noiose.
Non bastano né una buona padronanza strumentale, né un produttore che sa il fatto suo per creare automaticamente un lavoro di successo, e i gli Hackneyed con questo album mostrano una preoccupante involuzione i cui prodromi si erano avvertiti in alcuni passaggi del precedente lavoro “Burn after reaping”, e che non lasciano presagire nulla di buono all’orizzonte.
Avete presente quei lavori dove vi trovate come d’incanto a premere freneticamente il tasto “forward” del vostro lettore? “Carnival cadavre” riesce in questa negativa impresa e vi renderà desiderosi di cambiare cd prima della metà dell’ascolto.
Un passo falso è tollerabile, ma se gli Hackneyed continueranno su questa strada difficilmente troveranno ostacoli nella via verso il dimenticatoio.
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